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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2014 alle ore 06:44.

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Solo il 4% degli interventi anti-dissesto finanziati con fondi speciali negli ultimi quattro anni è stato portato a termine. Mentre il 78% delle opere è in fase di progettazione o affidamento: dunque ancora molto lontano dal cantiere. Proprio nei giorni delle polemiche per i disagi e i danni causati da qualche giorno di pioggia intensa sulla Capitale arrivano i dati elaborati dall'Ance sull'attuazione del programma speciale per la tutela del territorio inaugurato nel 2009. Un piano finanziato con 2,1 miliardi: un miliardo di fondi Cipe, cui sono state aggiunte risorse del ministero dell'Ambiente e delle Regioni. Il fondo dovrebbe servire a finanziare 1.675 interventi su tutto il territorio italiano, con una particolare concentrazione di risorse in Sicilia, Calabria e Campania , Lombardia, Puglia. La realtà però è che sono stati conclusi lavori per soli 80 milioni, mentre nelle casse degli enti pubblici giacciono 1,6 miliardi di fondi inutilizzati con circa 1.100 cantieri ancora da avviare (mentre sono in corso lavori per il 18% dei fondi stanziati, pari a circa 500 milioni).
Il dossier è stato presentato ieri a Roma insieme a Dissesto Italia, inchiesta multimediale sul rischio idrogeologico, organizzata dall'Ance insieme ad architetti, geologi, Legambiente e realizzata sul campo dai giornalisti di Next New Media. Nel tentativo di dare un impulso al programma, gestito da commissari regionali con il coordinamento dell'Ambiente, la legge di stabilità ha dato tempo fino al 31 dicembre 2014 per pubblicare i bandi e affidare i lavori di ripristino pena la revoca dei fondi. Dal primo gennaio la competenza tornerà ai presidenti delle Regioni, con la chiusura delle contabilità speciali. «Il Paese cade a pezzi. E questo programma non sta funzionando – ha attaccato il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti – Prendiamone atto: che bisogno c'è di aspettare fino alla fine dell'anno. È impossibile lanciare subito un programma serio sulla tutela del territorio? Assegnando questi 1,6 miliardi ancora in cassa a progetti davvero cantierabili, selezionati sulla base delle priorità e senza clic day, gestendo il piano senza deroghe e con gare trasparenti?». La richiesta è stata messa nero su bianco e girata al Capo dello Stato e al premier con un appello firmato anche dal presidente degli architetti Leopoldo Freyrie, dei geologi Gian Vito Graziano e di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. Una prima risposta è arrivata dal ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, che ha spiegato la scelta di portare a fine anno la gestione commissariale per non bloccare i fondi nella contabilità delle Regioni soggetta al patto di stabilità. Il ministro ha poi rilanciato la legge sul consumo di suolo «che va approvata subito», aggiungendo che il «dissesto idrogeologico» sarà per l'Ambiente la «priorità numero uno nel nuovo patto di Governo».
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