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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2014 alle ore 16:11.
L'ultima modifica è del 07 febbraio 2014 alle ore 16:23.

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Un Manifesto delle città metropolitane. Un vero e proprio documento di lavoro su cui sono specificate le priorità e le aspettative del mondo produttivo. «Sono il motore delle economie nazionali, anche l'Italia ne deve riconoscere l'importanza fondamentale per le prospettive di sviluppo del sistema industriale» è messo nero su bianco nella prima pagina del documento presentato ieri, nel convegno "Le città metropolitane: una riforma per il rilancio del paese". È il risultato del lavoro della Rete delle associazioni industriali metropolitane, un network di dieci associazioni confindustriali: Assolombarda; Confindustria Bari e Barletta-Andria-Trani; le Confindustria di Firenze, Genova, Reggio Calabria, Venezia; Unindustria Bologna, Unindustria-Unione di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo; Unione di Napoli e di Torino.
Un Manifesto nato dal basso, frutto del lavoro del territorio, presentato proprio mentre si sta discutendo in Parlamento della riforma Delrio che dovrebbe ridurre le province dando spazio alle città metropolitane. «Risponde solo parzialmente a questa esigenza, la cornice legislativa risulta per alcuni aspetti ancora inadeguata» si legge nel testo. Il provvedimento non raggiunge l'obiettivo di snellire la burocrazia, ma rischia di trasformare le aree metropolitane in un ulteriore livello politico e amministrativo, come hanno denunciato i presidenti delle dieci associazioni della Rete, tutti presenti in platea. Ad ascoltare mancava proprio il ministro, impegnato in Parlamento, come ha specificato il sindaco di Firenze e segretario del Pd, Matteo Renzi, che ha insistito sulla necessità delle riforme.
Dalla Rete è arrivato un pressing alla politica e ai sindaci: «Abbiamo bisogno di adeguate forme di governo del territorio che ci permettano di essere competitivi. Il nostro piano strategico "Far volare Milano" nasce con questo scopo», ha detto il presidente Assolombarda, Gianfelice Rocca. «La riforma deve essere attuata quanto prima, è un'occasione che il paese non può perdere», ha incalzato Maurizio Stirpe di Unindustria. È meglio portarla a casa ed aggiustarla successivamente che niente, è il parere di Paolo Graziano, Unindustria Napoli. «I fattori produttivi non stanno solo in azienda i nostri guadagni se li rimangia il sistema paese», ha detto Simone Bettini, Confindustria Firenze. Preoccupazioni e pressing condivisi, nella tavola rotonda, anche dagli altri presidenti, da Licia Mattioli (Torino), territorio che, ha detto, fa ancora i conti con la Tav; Alberto Vacchi (Bologna), Giuseppe Zampini (Genova); Andrea Cuzzo Crea, (Reggio Calabria); Damaso Zanardo (Venezia), Angelo Michele Vinci.(N. P.)

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