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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2014 alle ore 16:55.
L'ultima modifica è del 08 febbraio 2014 alle ore 18:20.

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«La quotazione in Borsa di Fs è un'ipotesi che valuteremo nel 2015, quest'anno lavoreremo alla vendita delle attività profittevoli di Grandi Stazioni, come il retail».

Lo ha detto l'amministratore delegato del gruppo ferroviario Mauro Moretti interpellato da Radiocor a margine della tavola rotonda organizzata da Il Sole 24 Ore Radiocor in collaborazione con Assiom Forex.

Per quanto riguarda il nuovo piano industriale del gruppo, Moretti ha detto che é pronto: «Lo porteremo al prossimo cda», in calendario nel mese in corso. Continua, intanto, il programma di emissioni: «Ormai il processo ha la sua regolarità, ogni sei mesi faremo emissioni. A maggio metteremo in cantiere la prossima», ha riferito Moretti.

«Dobbiamo riuscire a canalizzare le poche risorse disponibili evidenziando tutte le buone opportunità di investimenti che in questo paese ci sono. Non bisogna fare quello che finora abbiamo fatto, ossia l'esatto opposto: mettendo cioè a nudo solamente i punti di difficoltà nei quali nessuno verrà a finanziare. Questo è l'elemento di svolta reale», ha continuato Moretti. «Se non mettiamo in mostra quello che è ragionevole finanziare, perché c'è un ritorno dell'investimento - ha aggiunto- non avremo la possibilità certamente di farlo mettendo in mostra imprese mezze fallite o iniziative che non hanno futuro».
Questa grande recessione, questa crisi, sottolinea l'ad di Fs, ''ci ha messo davanti alla realta' dei fatti. Eravamo un sistema molto drogato: il debito pubblico accumulato e' stato ridistribuito, non e' svanito e da qualche parte e' andato a finire. Se non ha dato redditivita' vuol dire che e' andato a finire male. E la stessa cosa credo anche in molte operazioni finanziarie fatte dal mondo bancario''. La crisi, insomma, ha rilevato ancora Moretti, «ha messo in luce il fatto che in passato si e' fatto un uso un po' facile delle risorse finanziare pubbliche, sono state buttate via a tonnellate, ma anche delle risorse private. Abbiamo scialacquato e ora stiamo pagando quello che abbiamo fatto».

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