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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2014 alle ore 08:18.

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ROMA
È scontro a Bruxelles sui cosiddetti atti delegati della nuova Pac, i provvedimenti esecutivi della riforma che la Commissione europea sta preparando ma l'Europarlamento vuole bloccare perché «non rispettano lo spirito dell'accordo e soprattutto dei regolamenti di base appena pubblicati», spiega il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro.
Al centro della contestazione c'è la formulazione giuridica della figura dell'agricoltore attivo, cui riservare l'accesso ai sussidi, che secondo l'esecutivo dovrebbe essere basata esclusivamente su parametri economici, come il rapporto tra aiuti e reddito dell'azienda, mentre secondo l'accordo sulla riforma (e relativo regolamento) spetta allo Stato membro definire chi svolge realmente attività agricola, con ampia discrezionalità e senza vincoli esterni. Sugli aiuti accoppiati poi la Commissione starebbe facendo vero e proprio ostruzionismo, denuncia l'Europarlamento. La possibilità di erogarli sarebbe vincolata alla dimostrazione da parte dello Stato membro di un calo della produzione, requisito non previsto da alcuna norma.
Anche sugli aiuti ai giovani (la riforma prevede pagamenti maggiorati del 25%), «l'esecutivo sta forzando la mano andando oltre le previsioni dei regolamenti», denuncia ancora De Castro in riferimento all'esclusione dei soci di minoranza di un'azienda agricola. Infine, la Commissione ha escluso le colture proteiche dalle cosiddette misure equivalenti al greening, dalla lista cioè delle colture esenti dall'applicazione dei nuovi vincoli ambientali. Esclusione che colpisce l'Italia, che più degli altri paesi Ue ha urgente bisogno di rilanciare quel piano proteico necessario a colmare un deficit sempre più penalizzante per l'industria agroalimentare nazionale, esposta alle oscillazioni dei mercati per l'approvvigionamento di commodity chiave come la soia. «È chiaro che il commissario all'Agricoltura, Dacian Ciolos, sta andando oltre il suo mandato – sottolinea ancora De Castro –, non rispettando il testo e lo spirito dei regolamenti, come gli abbiamo chiesto più volte di fare. Ora ci aspettiamo un'inversione di rotta, altrimenti bocceremo tutti i provvedimenti applicativi». Una possibilità concessa dal trattato di Lisbona, che oltre ad avere esteso all'agricoltura la procedura di codecisione ha rafforzato i poteri di controllo dell'Europarlamento anche sulla «comitologia», la procedura attraverso la quale la Commissione rende esecutivi i regolamenti. Un braccio di ferro su cui si misurano le nuove gerarchie europee, destinato a continuare nei prossimi mesi.
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