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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2014 alle ore 08:16.

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ROMA
«A me conviene votare, ma all'Italia no». E ancora: «Non farà mai un governo con Berlusconi». Con due tweet lanciati in mattinata Matteo Renzi da il la alla giornata politica. E a ben vedere è più importante quello che non dice. Delle tre opzioni in campo dopo la direzione del Pd di giovedì – ossia voto anticipato, andare avanti così o un Renzi 1 – è proprio il Renzi 1 a non essere ormai escluso dallo stesso segretario. Che tuttavia continua ad avere fortissimi dubbi su una soluzione che appare caldeggiata più dai suoi "nemici" che dai suoi "amici", ossia la minoranza del Pd e il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano (proprio ieri il vicepremier ha rotto ufficialmente il tabù aprendo al Renzi 1: «La maggioranza sembra di fronte ad un bivio: o un governo Letta bis oppure una staffetta con Renzi»). Il rischio di arrivare a Palazzo Chigi attraverso operazioni di palazzo ripetendo il vecchio errore di Massimo D'Alema è ben presente a Renzi, che non ha in realtà alcuna voglia di compiere il grande passo. La situazione è dunque fluida, e dal momento che la staffetta a Palazzo Chigi è una strada irta di pericoli e sconveniente per Renzi, lo scenario del voto anticipato resta tutto sullo sfondo.
«Tutte le soluzioni sono aperte», continuano ad ogni modo a dire i renziani che sono più favorevoli ad un coinvolgimento forte del leader Pd nel governo, come il ministro Graziano Delrio e il portavoce della segretaria Lorenzo Guerini. Ma i renziani della stretta cerchia, a conferma della difficoltà del momento e delle perplessità al loro interno, si sforzano anche di mostrare lealtà. «Il Pd non può permettersi di sfiduciare Letta in Parlamento: l'ipotesi non esiste», assicura Stefano Bonaccini, membro della segreteria del Pd. E Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione, rincara: «Renzi andrà a Palazzo Chigi solo per via elettorale, esclude di sostituire Letta nel corso di questa legislatura. Se il governo sfrutterà l'onda nuova di Renzi sarà più forte di prima».
Da parte sua Renzi non esclude e non si sbilancia: «Il governo deve correre. E non lo chiedo io, lo chiedono gli italiani. Ne parleremo alla direzione del Pd». Si deciderà allora il 20 febbraio, e cruciale sarà il passaggio sulla legge elettorale alla Camera: se l'intesa sull'Italicum targata Renzi-Berlusconi dovesse reggere alla prova dell'aula di Montecitorio tra martedì e giovedì, allora il clima potrebbe rasserenarsi. Perché l'ipotesi del Renzi 1 – avanzata dagli altri partiti della maggioranza, presa al balzo dalla minoranza cuperlian-bersaniana del Pd e non smentita da diretto interessato – sembra avere l'obiettivo immediato di tenere il fiato sul collo del premier per fargli cambiare passo.
Enrico Letta a questo punto ha infatti davanti a sé una sola possibilità: presentare rapidamente, dopo il via libera alla legge elettorale alla Camera, una squadra di governo rinnovata e un programma rinnovato arrivando alla direzione del Pd con una proposta precisa di rilancio. E a Palazzo Chigi si sta lavorando proprio a questo. Intanto Letta vuole presentarsi all'incontro in Confindustria con proposte precise: l'istituzione di un fondo per la riduzione del costo del lavoro, un migliore accesso al credito per le imprese che non sia più a pioggia ma selettivo e un piano di contrasto alla corruzione e alla criminalità economica da attuare in tempi strettissimi. Forte la determinazione di Letta a non mollare, contando anche sul fatto che il Pd non può presentare una mozione di sfiducia contro il suo premier. Ieri Letta ha avuto i primi contatti con i capigruppo del Pd Roberto Speranza e Luigi Zanda e oggi dovrebbe parlare con Gianni Cuperlo, che in direzione ha chiesto a chiare lettere una ripartenza o un cambio di testimone tra Letta e Renzi. L'intenzione è convincere il Pd che, con il necessario rilancio e il sostegno dem, il governo può cogliere «un'occasione storica» di dare riforme al Paese. Molto più a rischio per le sorti del Paese, invece, sarebbe a detta dei lettiani una staffetta: «Che succede se Berlusconi pretende di entrare al governo pena la minaccia di far saltare l'intesa sulle riforme?».
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