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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2014 alle ore 08:17.
Ennesima giravolta del Governo indiano sul caso dei marò: ai due militari italiani detenuti in India per la morte di due pescatori durante un'azione di pattugliamento antipirateria, anche se non si applicherà la pena capitale verrà comunque applicata la legge antiterrorismo, il cosiddetto Sua Act e il capo di imputazione potrebbe essere la violenza che prevede la reclusione fino a dieci anni.
Dopo rinvii e indiscrezioni continue, alla vigilia dell'udienza davanti alla Corte Suprema nella quale verrà formalizzato il capo di imputazione per Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, sono arrivate altre anticipazioni di stampa che smentiscono in parte quanto affermato venerdì da un portavoce del ministero dell'Interno indiano. L'altra sera il governo aveva fatto sapere che non sarebbe stata più la Nia, la polizia antiterrorismo, a occuparsi del caso. Il ministero aveva inoltre comunicato di rinunciare alla richiesta di pena di morte.
Ieri sono state pubblicate nuove indiscrezioni. Il quotidiano "Times of India" ha scritto che il governo ha ordinato alla polizia investigativa domani, nell'udienza dinanzi alla Corte Suprema, di perseguire Girone e Latorre in base a un passaggio del Sua Act (sezione 3 comma A) che comporta una pena massima di 10 anni mentre finora era circolata l'ipotesi di ricorrere al comma G-1 che prevede obbligatoriamente la pena di morte per chi abbia commesso un omicidio in mare. Secondo "The Economic Times", inoltre, i due militari potrebbero comunque anche essere incriminati per omicidio in base alla sezione 302 del codice penale indiano che prevede l'ergastolo e, ma solo nei casi più estremi, la pena di morte.
Furiosa la reazione del ministro degli Esteri Emma Bonino. «Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull'iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di marina mi lasciano interdetta e indignata» ha dichiarato. «L'eventuale richiesta di applicazione della Sua quale base di imputazione per i due marò, laddove dovesse essere confermata - ha proseguito il capo della Diplomazia italiana - sarà contestata in aula dalla difesa italiana nella maniera più ferma». Il governo, ha continuato, «ritiene sconcertante tale riferimento e farà valere con forza e determinazione in tutte le sedi possibili l'assoluta e inammissibile incongruenza di tale impostazione anche rispetto alle indicazioni a suo tempo fornite dalla stessa Corte Suprema indiana».
L'esclusione della pena di morte, dunque, non basta all'Italia. Anche il commissario Ue all'Industria, Antonio Tajani, lo ha detto con chiarezza. «L'azione comune per la difesa dei diritti umani ha portato all'esclusione della pena di morte per i marò. Ora No Sua act» ha scritto su twitter. Accettare un processo con un'accusa - seppure di violenza e non di omicidio - formulata in base al Sua Act significa infatti approvare la tesi secondo cui Latorre e Girone sarebbero essi stessi terroristi o pirati. «È un'accusa che ci fa molto male non solo come militari ma anche come genitori e uomini» avevano spiegato nei giorni scorsi i due militari. Latorre e Girone «non sono né terroristi né pirati» aveva precisato non più tardi di due giorni fa Bonino.
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