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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2014 alle ore 12:26.
L'ultima modifica è del 10 febbraio 2014 alle ore 12:43.

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TOKYO - Alti costi di produzione, valuta troppo forte, mercato interno sempre più competitivo e con produzione complessiva di autoveicoli in picchiata. Per queste ragioni Toyota ha deciso di cessare la produzione di veicoli e di motori in Australia, dopo 50 anni di presenza manifatturiera. E' un duro colpo per il Paese e per il governo conservatore del premier Tony Abbott, dopo che l'anno scorso anche General Motors e Ford avevano annunciato l'addio alla produzione locale. Non ci saranno più, quindi, case automobilistiche con attività manifatturiere locali.

L'impianto di Altona (Melbourne) - che ha circa 4mila dipendenti - chiuderà entro il 2017. "Abbiamo fatto del nostro meglio ma troppi fattori al di là del nostro controllo rendono non competitiva la produzione automobilistica in Australia", ha dichiarato il direttore di Toyota Australia Max Yasuda. Il numero uno del gruppo, Akio Toyoda, ha altresì dichiarato: "Abbiamo fatto del nostro meglio per evitare questa dolorosa decisione" che però si è resa inevitabile. L'anno scorso la produzione complessiva di veicoli in Australia è scesa a circa 200mila unità, con un dimezzamento nell'arco di un decennio in cui invece la costruzione di autoveicoli si è impennata in vari Paesi del Sud-est Asiatico più competitivi sui costi e con un mercato interno in netta espansione.

Toyota chiuderà comunque l'esercizio in corso con utili record, nel quadro di una forte ripresa di redditività e vendite dell'industria giapponese delle quattro ruote. La conferma è arrivata oggi da Nissan, con l'annuncio di un balzo del 57% dell'utile netto nel trimestre ottobre-dicembre a 84,3 miliardi di yen, oltre le attese. Il gruppo guidato da Carlos Ghosn ha confermato le stime sull'intero esercizio (a tutto marzo) che erano state ridimensionate del 15% tre mesi fa, in contemporanea all'annuncio di una serie di cambiamenti nel management. Il margine operativo del 4,1% nei primi nove mesi dell'esercizio e del 3,3% nell'ultimo trimestre resta insoddisfacente, ma nel 2013 il gruppo ha realizzato vendite record in aumento del 3,3% a 5,1 milioni di unità. Nissan ha beneficiato meno di altri costruttori nipponici dell'indebolimento dello yen, in quanto aveva già spostato maggiori quantità di produzione fuori dal Giappone.

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