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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2014 alle ore 10:57.

Il ponte tra Reggio Calabria e New York, che serve ad unire i traffici miliardari del narcotraffico tra l'Italia, gli Usa e i Paesi del centro e del sud America, non è certo una novità. Del resto il narcotraffico alla ‘ndrangheta frutta ogni anno oltre 24 miliardi (fonte: "L'impero della ‘ndrangheta", Giulio Perrone Editore, luglio 2013, scritto dalla parlamentare Dorina Bianchi e dall'economista Raffaele Rio con analisi statistiche dell'Istituto Demoskopika).
Se l'odierna operazione è stata battezzata "New Bridge", vale a dire il "Nuovo Ponte" è perché, ad esempio, nel 2008 sempre la Polizia italiana e l'Fbi riuscirono a rompere le alleanze fra le più importanti famiglie mafiose palermitane collegate al boss di Cosa nostra Salvatore Lo Piccolo e soggetti della famiglia Gambino di New York. Nel febbraio 2008, l'operazione Old Bridge ("Vecchio Ponte") tra Palermo e New York, consentì l'arresto - per associazione mafiosa, omicidi, estorsioni ed altri gravi delitti - di 80 persone. Le indagini evidenziarono i rapporti tra la Cosa nostra americana e il mandamento di Passo di Rigano-Boccadifalco, braccio storico negli Usa di "Cosa nostra" siciliana.
Emblematiche della straordinaria capacità della ‘ndrangheta di intessere rapporti a livello internazionale per promuovere il traffico di stupefacenti, anche grazie alle proprie "colonie" operanti oltreoceano, sono state recentemente le indagini "Solare" e "Solare II".
Prime mosse negli Usa
Le indagini, svolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, sono state avviate sulla base di una serie di segnalazioni della Dea e dell'Fbi. Vale la pena di analizzare lo svolgimento di queste investigazioni in quanto illuminano in modo esemplare la quantità di collegamenti, la vastità delle connessioni che la ‘ndrangheta utilizza per generare il traffico illecito di droga.
Alla fine dell'anno 2007 l'Italia fu informata del fatto che gli Usa stavano compiendo indagini su un gruppo di narcotrafficanti sudamericani rappresentato da un soggetto responsabile di molte spedizioni di cocaina in Italia. A tal scopo, era in costante contatto con esponenti di una famiglia calabrese che importava in Italia, dagli Usa, ingenti quantitativi di stupefacente, interfacciandosi anche con altre organizzazioni fornitrici. Lo stupefacente, destinato in Italia, secondo quanto inizialmente comunicato, veniva trasferito, con cadenza mensile, attraverso l'invio di pacchi postali o corrieri. Si scoprì, nel prosieguo delle indagini, un ampio cartello ‘ndranghetista che ruotava intorno alle famiglie Ierinò, Commisso, Aquino e Pesce.
Non solo: vennero alla luce una serie di collegamenti fra le principali organizzazioni di tipo mafioso nazionali, con le quali la ‘ndrangheta agiva in perfetta sinergia.
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