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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 06:44.

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Francesco
Benucci Piombino come Bagnoli? Facciamo tutti gli scongiuri del caso, ma il punto di arrivo è la risultante delle fondamenta. Fare a Piombino un salvataggio purchessia, tenere l'altoforno acceso a ogni costo e non trovare una soluzione economicamente compatibile e duratura nel tempo equivale a costruire su fondamenta di sabbia.
La lezione di Bagnoli è lì sotto gli occhi di tutti e oggi potrebbe registrarsi l'ennesima deriva annunciata, il colpo di grazia sulle speranze di rilancio della zona ex Italsider. Il Comune di Napoli, socio di riferimento della Bagnolifutura, la Stu nata per bonificare e rilanciare l'area, spingerà per la liquidazione della società nell'assemblea dei soci di stamane. Un modo che, stringi stringi, permetterà da un lato al Comune di lavarsi le mani rispetto alla massa di creditori e dall'altro aprirà le porte a ogni possibile speculazione sui suoli, visto che il "commissario liquidatore" dovrà poi cercare di recuperare il recuperabile almeno dal punto di vista finanziario. Certamente decreterà il fallimento totale di ogni speranza di rilancio della suggestiva conca flegrea. Un prezzo che la città di Napoli non si può consentire di pagare, a maggior ragione nel difficile momento che sta attraversando, barcamenandosi tra lo spauracchio del dissesto e l'assoluta mancanza di capacità di reazione da parte dell'amministrazione De Magistris. Occorrebbe invece, con serietà e competenza, fare ogni sforzo per impedire che l'approdo di questa deriva ampiamente annunciata, sia l'azzeramento dei progetti in fieri e l'abbandono definitivo delle opere realizzate e non ancora consegnate alla cittadinanza. La liquidazione della Stu equivarrebbe a riportare indietro di vent'anni le lancette dell'orologio a Bagnoli. Una generazione politica aperta da Bassolino e Pecoraro Scanio e attualmente rappresentata da De Magistris salirebbe sul banco degli imputati senza troppa possibilità di avanzare alibi. Servono dunque soluzioni rapide, efficaci. A cominciare da una revisione del piano urbanistico dell'area, rilevatosi oramai inconfutabilmente insostenibile. E proseguendo poi con un nuovo dialogo con il governo per stabilire modi, tempi, ruoli e risorse nell'azione di risanamento e bonifica. Napoli non merita questa prospettiva di ulteriore declino.
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