Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 06:42.
LONDRA. Dal nostro corrispondente
Nei giorni scorsi David Cameron si era vestito di rosso, di bianco e di blu, e metaforicamente avvolto nell'Union Jack era partito alla conquista della Scozia. Impossibile scorribanda nel cuore di una nazione che regala a Westminster un solo deputato Tory, avendo delegato se stessa ai deputati Labour e nazionalisti. Ieri il premier ha trovato il sostegno del resto del Parlamento nelle vesti non solo del suo Cancelliere George Osborne, ma di quello ombra, il laburista Ed Balls e dell'omologo liberaldemocratico Danny Alexander. Tutti insieme appassionatamente per abbassare il bastone là dove Cameron aveva teso la carota.
«La Scozia indipendente non avrà il pound», hanno deciso di annunciare. Nessuna unione monetaria sarà possibile, cioè, se Edimburgo divorzierà da Londra, parola del Cancelliere in carica e di quelli, potenzialmente, prossimi venturi. I Comuni avvertono, dunque, mettendo in chiaro quanto il governatore della Bank of England Mark Carney aveva lasciato intendere settimane fa. È già addio alla retorica di "Team Gb", simbolo che dall'Olympic Park di Londra David Cameron aveva ben lucidato per chiedere a un popolo in ordine sparso di continuare a restare unito? La strategia, come la partita in gioco, è più complessa.
Quello pronunciato una settimana fa dal premier era stato un discorso volutamente enfatico, in bilico fra riferimenti storici e acuti nazionalistici, per denunciare un Regno condannato a farsi minore, se il distacco si consumerà davvero il 18 settembre quando gli scozzesi andranno al voto per decidere la secessione. «Voglio che il messaggio echeggi chiaro da Manchester a Motherwell, fino alla gente di Scozia: restate con noi». Insomma Edimburgo «nun ce lassà», verrebbe da dire con una punta d'ironia se questa consultazione popolare, nata un po' per caso, fagocitata com'è stata dal dibattito e dalla querelle Londra- Bruxelles, non fosse ormai un serio problema politico.
L'appello di David Cameron seguito dal warning di George Osborne e dei suoi omologhi, segna il cambio di strategia. Il terrore lascia spazio alla moral suasion condita con dosi di realismo, a nome del parlamento e non più del governo. I toni minacciosi fatti di prospettive economiche miserrime hanno, fino ad ora, provocato l'effetto opposto a quello desiderato. L'ultimo opinion poll firmato da ICM fa segnare, infatti, un balzo di cinque punti per i nazionalisti, giunti oltre il 37%, mentre il fronte unionista è calato dal 49 al 44 per cento. La causa va ricercata in un'offensiva a tutto campo sulle conseguenze dell'addio dal Regno. In pochi giorni Edimburgo s'è sentita dire che: l'adesione alla Ue in caso di vittoria degli indipendentisti non è affatto scontata; che sulle riserve petrolifere del Mare del Nord ci sarà molto da discutere; che molte imprese muoveranno verso i lidi del Sud britannico. Risuona da giorni anche la voce, scozzesissima, di Alistair Darling, ex Cancelliere dello Scacchiere laburista nel governo di Gordon Brown. «In una Scozia indipendente, Royal Bank of Scotland - non si stanca di ripetere - avrebbe portato alla bancarotta l'intero Paese».
Il rischio economico è stato stigmatizzato da pezzi da novanta della scena economica pubblica e privata, a cominciare dal ceo di Bp, Bob Dudley fino al governatore della Banca centrale Mark Carney. Canadese quest'ultimo e non a caso. È proprio al modello canadese che si sarebbe ispirato Cameron per lanciare la nuova offensiva fatta di charme e appeasement. United Canada vinse nel 1995 il referendum contro i nazionalisti del Quebec insistendo sui benefici dell'unione piuttosto che sui rischi della separazione. In quel caso il tono soft bastò per girare i numeri del sostegno popolare con la marginale vittoria del fronte unionista. Il cuore scozzese resiste storicamente alle minacce inglesi, ma non fanno breccia neppure le sviolinate eccessivamente buoniste. L'alchimia per ritrovare consenso passa, crediamo, dal realismo che David Cameron e George Osborne, con il sostegno dell'opposizione, hanno adottato. Il Regno Unito senza la Scozia sarà l'ombra di se stesso, la Scozia senza il Regno Unito non può sperare nella tutela che gli garantisce il pound. Food for thoughts, non c'è dubbio, un ottimo spuntino per una adeguata riflessione oltre i confini del Vallo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA