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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2014 alle ore 11:39.
L'ultima modifica è del 13 febbraio 2014 alle ore 12:17.

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Almeno 3,5 miliardi nel 2014 e 14,4 miliardi nel 2015. È questa la dote minima che dovrebbe garantire la spending review targata Cottarelli. In tutto quasi 18 miliardi nel biennio. La quantificazione dei risparmi minimi attesi dai tagli selettivi di spesa è contenuta in "Impegno Italia" il documento programmatico di rilancio dell'azione di governo presentato ieri dal premier Enrico Letta, in attesa di conoscere oggi pomeriggio, al termine della direzione del Pd, il destino del suo esecutivo. Letta destinerebbe i maggiori risparmi della "spending" nel biennio (13 miliardi al netto delle risorse già ipotecate dalla legge di stabilità e dalla rinuncia al taglio delle detrazioni fiscali) alla riduzione del cuneo fiscale insieme agli 8 miliardi ipotizzati dall'operazione rientro dei capitali. Dal piano Cottarelli dovrebbero insomma arrivare tra il 2014 e il 2015 almeno 17,9 miliardi, 10 dei quali da destinare al taglio del cuneo. Il piano è ormai in via di definizione anche se resta da sciogliere il nodo della gestione degli esuberi e della mobilità degli statali. Ma rischia di subire alcuni ritardi a causa dell'aspra partita Renzi-Letta sul governo.

I tempi e le incognite della «spending»
Secondo la tabella di marcia definita nei mesi scorsi la prima tranche del piano al quale sta lavorando il commissario straordinario per la revisione della spesa, Carlo Cottarelli, dovrebbe vedere la luce a marzo. Il 20 febbraio dovrebbe concludersi l'istruttoria tecnica delle 25 task force attivate da Cottarelli, dalle quali arriveranno le indicazioni che poi il Commissario straordinario, in piena autonomia, trasformerà in proposte d'intervento da sottoporre all'attenzione del Governo. Tempi che con la crisi di governo e un'eventuale staffetta tra Letta e Matteo Renzi a palazzo Chigi potrebbero ora allungarsi. C'è poi da vedere se con un eventuale cambio alla guida dell'esecutivo e anche al ministero dell'Economia cambieranno il raggio d'azione e il ruolo di Cottarelli che è stato chiamato a occuparsi della spending review italiana da Letta e Maurizio Saccomanni.

La dote dai tagli di spesa
Letta avendo monitorato fin qui con attenzione insieme a Saccomanni l'attività delle task force Cottarelli conosce bene le effettive potenzialità del programma del commissario straordinaro. Le cifre contenute nel documento programmatico "Impegno Italia" non sono dunque casuali. Letta quantifica in 16,6 milioni le risorse attese dalla spending review nel biennio 2014-2015, 13 delle quali considerati "aggiuntive" e quindi destinabili al taglio del cuneo, visto che per il prossimo anno la legge di stabilità obbliga il Governo a recuperare con i tagli selettivi di spesa 3,6 miliardi anche per evitare che scatti la clausola di garanzia sull'aumento di aliquote fiscali e su una stretta sulle detrazioni. In realtà ai 16,6 miliardi vanno aggiunti altri 488,4 milioni già nel corso di quest'anno per coprire il mancato taglio delle detrazioni. Si arriva quindi quasi a quota 17,1 miliardi e si potrebbe salire a quasi 17,9 miliardi per coprire la mancata potatura delle detrazioni fiscali anche nel 2015 (quasi 800 milioni).

I tagli allo studio
Il piano Cottarelli non è ancora nero su bianco. Ma almeno per gli interventi per il 2014 la direzione di marcia sembra già tracciata: rafforzamento del metodo Consip con una semplificazione delle centrali acquisto regionali per ottenere ulteriori risparmi dagli acquisti di beni e servizi; taglio delle società partecipate soprattutto a livello locale con razionalizzazione dei compensi del management; chiusura e accorpamento di enti e strutture considerate "inutili" comprese quelle periferiche delle amministrazioni centrali; nuova gestione degli immobili della pubblica amministrazione; giro di vite su auto blu e consulenze. Un'operazione a vasto raggio che deve però ancora fare i conti con un'incognita di non poco conto: la gestione degli esuberi e il ricorso alla mobilità del personale collegata alla chiusura e alla fusione di enti e strutture pubbliche nonché delle società partecipate.

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