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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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ROMA
L'accordo sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale va esteso alle aziende che operano al di fuori del perimetro di Confindustria: lo hanno chiesto i delegati delle categorie dei settori esclusi, intervenuti ieri a Milano ad un attivo regionale in vista del XVII congresso alla presenza del segretario generale, Susanna Camusso.
Ci sono stati momenti di tensione al Teatro Parenti quando Giorgio Cremaschi (ex storico esponente dei metalmeccanici, membro del direttivo Cgil e autore della mozione congressuale alternativa "Il sindacato è un'altra cosa") ha tentato un blitz e, accompagnato da un gruppetto che si è definito della Fiom ha cercato di intervenire per esprimere il proprio dissenso, ma è stato allontanato dal servizio d'ordine in quanto non invitato. In breve si è passati dalle accuse verbali e alle urla agli spintoni e a qualche calcio: a farne le spese è stato un sindacalista, Gaetano Pini, trasportato all'ospedale. «Penso che Cremaschi abbia perso la capacità di ascoltare e confrontarsi con opinioni diverse» ha commentato il segretario generale della Cgil evidenziando che «la protesta non riguarda la Fiom» ed escludendo la prospettiva di una scissione: «Io penso che non ci sia nessuna scissione né vicina né lontana. Non c'è mai stato il tema della scissione» ha scandito Camusso.
Sulla vicenda è intervenuta la Fiom per «condannare con fermezza ogni atto di provocazione gratuita e di violenza, da qualsiasi parte provenga», criticando anche la decisione degli organizzatori: «Non comprendiamo perché non possano intervenire militanti e dirigenti per esprimere il loro punto di vista». Ma la Fiom precisa: «Non essendo stati invitati non c'eravamo proprio. Nessun blitz, quindi, nessuna irruzione». Concetto ribadito anche da leader Maurizio Landini che ha detto di trovare «non accettabile che un dirigente che chiede di parlare non si faccia parlare»: «Questo indica – ha rimarcato – una crisi della democrazia nel sindacato».
L'accordo attuativo del 10 gennaio su rappresentanza e democrazia per il leader degli edili della Fillea, Walter Schiavella, «è applicato a una platea di lavoratori troppo ristretta», infatti «restituisce il voto a centinaia di migliaia di lavoratori, ma sono troppi a rimanerne esclusi: in settori come le costruzioni, sono molti i lavoratori di imprese non afferenti a Confindustria, ma ancor più sono i lavoratori di imprese sotto i 15 dipendenti nelle quali non è esercitabile il diritto ad eleggere le Rsu». La Cgil sottolinea che su 22 milioni di lavoratori, secondo l'Aran, 2 milioni e mezzo appartengono al pubblico impiego e hanno una legge sulla rappresentanza, 6 milioni e mezzo sono afferenti a Confindustria, ma «restano 13 milioni di lavoratrici senza regole».
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