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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 08:16.

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Priorità per Renzi: favorire la pace tra fisco e contribuenti



L'agenzia delle Entrate di Treviso ha accertato, a carico del ragionier Mario Pietrangelo, ottantenne commercialista di Conegliano, un reddito professionale, per un solo anno, di oltre 15 milioni di euro chiaramente falso. È impossibile che un oscuro professionista di provincia tra l'altro, da quel che si sa, senza collaboratori e dipendenti e con una clientela composta da piccole e medie imprese, guadagni tali cifre.
Solo che dichiarare in un documento avente riflessi pubblici, come l'avviso di accertamento, fatti o circostanze (come il reddito professionale di cui trattasi) sapendo che non sono veri assomiglia molto al falso in atto pubblico.
Se gli uffici non sono in grado di interpretare correttamente la legge non è, e non deve essere, un problema del ragionier Pietrangelo; e neppure di coloro che subiscono vessazioni analoghe.
E se gran parte dei 545 miliardi di euro che Equitalia non riesce a riscuotere fossero frutto di accertamenti di redditi "impossibili"?
L.D.
Treviso
Risulta che il rapporto tra questo contribuente e il Fisco sia conflittuale da tempo, e punteggiato anche da episodi folcloristici come il rogo delle cartelle esattoriali.
Ma lo spunto offerto dal lettore è più che sufficiente per chiedere che la questione fiscale diventi veramente centrale nell'agenda del governo che tra poche ore si formerà. Agenda che deve avere come duplice priorità la semplificazione del sistema e l'alleggerimento del carico. E che farà meglio a evitare i toni da crociata e gli interventi spettacolari che fanno notizia sui (pigri) media ma arrecano scarsi vantaggi alle casse pubbliche. È stato lo stesso presidente di Equitalia, Attilio Befera, a rivelare, pochi giorni fa che dei crediti vantati dallo Stato a titolo di imposte dovute, solo il 5% è "tecnicamente riscuotibile". Il che, ovviamente, non vuol dire che Stato e Finanze non debbano fare il proprio mestiere; ma che, forse, debbano farlo con stile diverso, meno attento ai titoli e più ai risultati: e, quindi, ponendo le condizioni perché le tasse vengano pagate, pur in un Paese che, indubbiamente, al dovere rimane restio. Resta il fatto che, perché le tasse vengano raccolte, occorre che la ricchezza sia prodotta: senza ripresa, anche della domanda interna, non c'è pecora da tosare, direbbe Olaf Palme, non un pericoloso liberista.
Del resto, senza andare troppo lontano, è un socialista, il presidente francese François Hollande, che sta conducendo una "campagna simpatia" (solennemente definito «patto di responsabilità») nei confronti delle imprese, proprio perché ha capito che se ci si limita a tassare (e la Francia sta peggio di noi) l'economia collassa. Perciò ha promesso di occuparsi personalmente di tagliare la spesa pubblica per ridurre l'imposizione; ha cominciato ad ascoltare altre campane, tra gli economisti; e in Usa ha cercato di riconciliare col suo Paese gli investitori stranieri che oggi, per il 68%, considerano la Francia una meta indesiderabile per gli affari (la Francia: immaginiamoci l'Italia).
Il recupero di competitività, insomma, deve essere al centro dell'azione di Governo. Il modo e la concitazione in cui Renzi è approdato a Palazzo Chigi appaiono a molti discutibili; al futuro premier non resta che darsi da fare per far ripartire l'economia, anche attraverso un rapporto tutto da ricostruire fra contribuente e fisco; e far dimenticare quello che altrimenti gli resterà appiccicato come un peccato d'origine.
L'ultima carta per l'Italia
Nella crisi attuale, che è economica e sociale, l'Italia non ha più molto spazio per agire. Gli spazi di manovra sono quasi finiti. Ha ancora una carta, l'ultima davvero prima che tutto precipiti. Ogni giorno, chiudono più di 40 imprese con una perdita annua di circa 250mila posti di lavoro, quindi con grave ripercussione sulle economie. Quell'ultima carta da collocare sulla punta del castello, non può essere messa da questa classe dirigente che deve essere sostituita interamente, nessuno escluso.
Ugo Cortesi

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