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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 19:04.

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(Reuters)(Reuters)

Data la geopolitica attorno, dentro il Libano nessuno ha interesse a unirsi a quel disastro: classe politica e opinione pubblica sono sufficientemente anziane per ricordare i 15 anni di guerra civile dal 1975 al '90. Ma soprattutto nessuno ha la certezza di vincere.
Inoltre, il 25 maggio scade il mandato del presidente Suleiman, l'unico elemento certo di un quadro caotico. Secondo il Patto nazionale del 1943, il capo dello Stato deve essere cristiano maronita. Il premier è sempre sunnita, il presidente del Parlamento sciita, il capo dell'esercito cristiano, secondo il censimento del 1928 che nessuno ha più tentato di ripetere per evitare caos peggiori. Il capo dello Stato lo elegge il Parlamento ma la sua scelta è sempre stata una ragione di scontro fra pro e anti-siriani. Andare verso la sostituzione di Suleiman senza un governo di unità nazionale, sarebbe una prescrizione certa di nuova instabilità.

Democrazia libanese
Pur con molte anomalie, il Libano è il più democratico dei Paesi arabi. Quando si vota c'è quasi sempre un vincitore. Alle ultime parlamentari avevano nettamente vinto Future, il movimento sunnita moderato di Saad Hariri, e l'alleanza del 14 Marzo. Gli sconfitti erano chiaramente stati i partiti vicini alla Siria del fronte 8 Marzo.
Ma questa trasparenza democratica aveva alla fine portato alla paralisi, allo scontro violento, agli assassinii politici e agli attentati dinamitardi. La successiva guerra civile siriana ha solo aggravato la situazione ma morti e feriti in Libano ci sarebbero stati comunque: anche questo è parte della cultura politica del Paese.
In una società civile con almeno 17 gruppi religiosi, la democrazia vera non è quella dell'alternanza ma del consociativismo settario del potere: a ogni gruppo la sua parte. Segue la democrazia all'interno di ogni gruppo: ci sono sunniti sia nel fronte 8 Marzo che nel 14, così cristiano-maroniti, armeni, ortodossi. Più compatti sono gli sciiti e i drusi.
Non appena qualcuno ha tentato di prevalere sugli altri – quasi tutti ci hanno provato almeno una volta con la forza o con il voto - è sempre finita nel caos.
Perché alla fine la stabilità e la convivenza libanesi, chi governa e come, non sono determinate da quello che fanno i libanesi ma dalla geopolitica. Dal nasserimo egiziano al Settembre Nero giordano, dalla questione palestinese alla guerra Iran-Irak, dal nucleare iraniano allo scontro civile siriano. Nonostante gli evidenti limiti, il Libano e la sua sopravvivenza sono un miracolo che si ripete ad ogni giuramento di governo.

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