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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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Una nuova ordinanza ha portato ieri agli arresti domiciliari il giudice Giancarlo Giusti, che già si trovava ristretto nell'abitazione della sorella dopo la condanna a 4 anni subita a Milano per i suoi presunti rapporti con la cosca Lampada. Domiciliari ai quali Giusti, sospeso dal Csm dopo l'arresto disposto dalla magistratura milanese, si trovava dal 29 ottobre 2012. Da quando, cioè, un perito nominato dal gip di Milano aveva stabilito che nel carcere di Opera non poteva ricevere le cure psichiatriche di cui aveva bisogno dopo il suicidio tentato all'indomani della condanna. Adesso un nuovo macigno sull'ex giudice. Ancora più gravi le accuse mosse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro: avere intascato 120mila euro per scarcerare tre elementi di spicco della cosca Bellocco di Rosarno, una delle più potenti di tutta la Calabria. Corruzione in atti giudiziari, aggravata dall'avere favorito una cosca di 'ndrangheta, e concorso esterno in associazione mafiosa i reati ora contestati a Giusti e, a vario titolo, ad altre sei persone: il boss Rocco Bellocco (62enne), già detenuto per altra causa; Rocco Gaetano Gallo (61), già ai domiciliari sempre per altra causa; Domenico Punturiero (49); Domenico Bellocco (34), figlio di Rocco; Giuseppe Gallo (30), figlio di Rocco, e Gaetano Gallo (60), fratello di Rocco Gaetano. La nuova operazione "Abbraccio" nasce da un'indagine condotta dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria, giunta a un quadro indiziario ritenuto più che sufficiente dalla Dda catanzarese per chiedere gli arresti.
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