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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 12:58.
L'ultima modifica è del 15 febbraio 2014 alle ore 16:53.

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Settanta anni fa, esattamente alle 9.45 del 15 febbraio 1944, gli aerei degli Alleati iniziarono il bombardamento della abbazia di Montecassino, nel basso Lazio, in provincia di Frosinone. Una delle decisioni più controverse della Seconda Guerra Mondiale portò quindi alla distruzione di un complesso architettonico, le cui prime vestigia risalgono addirittura al sesto secolo, e che fu costruito nella sua forma attuale a metà del X secolo.

L'ordine fu dato dal generale americano Mark Wayne Clark, nella convinzione -poi rivelatasi errata- che l'interno dell'abbazia fosse occupato dai tedeschi. In realtà, paradossalmente, proprio le macerie dell'abbazia consentirono molto più facilmente alle truppe tedesche di trovare rifugio e di continuare la battaglia. Cosa che in effetti fecero, con il risultato che la linea Gustav, che passava appunto da Cassino, potè resistere alla pressione degli Alleati fino a maggio di quell'anno. In totale, durante la battaglia di Montecassino, che si sviluppò da gennaio a maggio del 1944, persero la vita circa 135mila tra alleati e tedeschi. L'abbazia fu poi ricostruita nel Dopoguerra, cercando di mantenere fede il più possibile alla struttura architettonica originale.


Nella giornata di sabato, si sono svolte le celebrazioni per i settant'anni della distruzione dell'Abbazia e della città. L'appuntamento si è aperto con il suono della sirena a ricordare, alle 9,30 in punto, la prima bomba sganciata dagli anglo-americani.
Dopo il momento di raccoglimento ci sono state le testimonianze di tre superstiti dei tragici bombardamenti aerei che, tra il 15 e il 18 febbraio del 1944, distrussero il simbolo della Cristianità e devastarono la città martire della Ciociaria

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