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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 08:18.

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MILANO
Sindacati delle tlc in allarme sui call center. Le organizzazioni di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil stanno per alzare al massimo il livello d'allerta su quello che Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom Uil, considera come «il rischio che, senza adeguati provvedimenti, il settore dei call center possa essere investito da migliaia di esuberi nei prossimi mesi».
Il timore dei sindacati è per «le delocalizzazioni che stanno assumendo contorni sempre più preoccupanti». Anche perché «da parte dei committenti, e quindi non parlo dei call center ma delle aziende che ne usufruiscono, c'è una violazione reiterata di quanto previsto dall'articolo 24-bis del Decreto sviluppo».
Il riferimento è alla parte in cui si prevede che chiunque si rivolga o sia contattato da call center debba sapere se sta parlando con qualcuno all'estero, per poter eventualmente anche decidere di contattare, o farsi contattare, da un call center in Italia. A questo si unisce l'obbligo di comunicazione al ministero del Lavoro, da parte dei committenti, dello spostamento dell'attività di call center fuori dal territorio nazionale. «Sono obblighi entrambi disattesi – conferma Giorgio Serao, segretario Fistel Cisl – e nei prossimi giorni renderemo pubblica una casistica con nomi e cognomi delle aziende inadempienti. Che, si badi bene, non sono solo operatori di telefonia».
Va detto che la norma non è particolarmente chiara prevedendo la necessità di dare comunicazioni solo se (come specificato dal Garante per la protezione dei dati personali il 10 ottobre) si generano esuberi. «Parliamo di un settore – precisa Serao – in cui lavorano 80mila addetti. Occorre considerare la questione senza attaccarsi a cavilli». Per i sindacati, infine, «la politica, il nuovo Governo, devono affrontare la situazione».
In Assocontact – l'organizzazione dei contact center in Italia che complessivamente realizzano un fatturato di 1,2 miliardi – sono consapevoli del fatto che non è verso di loro che i sindacati puntano l'indice. «Le leggi – interviene comunque il presidente Umberto Costamagna – vanno rispettate da parte di tutti. Detto questo, è evidente che sul nostro settore c'è un problema di costo del lavoro. E mentre in passato, nella prima tornata di stabilizzazioni per esempio, le aziende committenti erano sulla nostra stessa linea d'onda, adesso la competizione, nelle tlc per esempio molto giocata sui prezzi, ha portato a una tensione sempre più scaricata sulle nostre aziende, costringendole a considerare maggiormente la possibilità di fare offshoring anche, paradossalmente, per mantenere l'attività in Italia».
@An_Bion
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