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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2014 alle ore 08:18.

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Il settore del bianco in Italia ha un problema di costo del lavoro. Tutti lo ricordano. Ed è vero. Il settore del bianco ha però soprattutto un problema di organizzazione del lavoro e di efficienza dei processi. Questo è altrettanto vero. Anche se nessuno lo dice.
Una analisi effettuata dalla Fondazione Ergo-Mtm Italia, un centro studi focalizzato sull'organizzazione del lavoro, mostra il grado di inefficienza delle nostre fabbriche. Un grado di inefficienza che rende per esempio il nostro sistema dell'elettrodomestico assai lontano da un concorrente come la Spagna, con cui condividiamo il posizionamento su un segmento di mercato industriale di qualità media. Questa analisi economica è di tipo empirico, visto che si basa sui dati raccolti in dodici stabilimenti: tre in Germania, sei in Italia e tre in Spagna. Dunque, entra nel cuore della questione, al di là delle statistiche formali. Il primo elemento interessante considerato dalla Fondazione Ergo-Mtm Italia è rappresentato dal calcolo dell'indice del costo per ora lavorata produttiva. Di solito, per l'Italia e per i Paesi a prevalente contrattazione centralizzata, si ragiona di costo del lavoro basandosi sui riferimenti dei contratti nazionali, in termini di prezzi nominali e di ore lavorate. Invece, il costo per ora lavorata produttiva è depurato da elementi "visibili" nella dinamica del lavoro (le pause e l'assenteismo) e da elementi "invisibili" (il grado di inefficienza organizzativa, rilevata in comparazione agli standard internazionali della metrica Mtm). Il risultato è interessante: oggi nel bianco il costo orario per un operaio italiano è di 20,69 euro; invece, il costo per ora lavorata produttiva è pari a 38 euro. Dunque, quasi raddoppia. La Spagna ha un costo orario per operaio di 22,95 euro: il costo per ora lavorata produttiva sale a 34,9 euro. In Germania il costo orario per operaio è di 34,76 euro e – a sorpresa, dato il mito efficientista che coltiviamo in Italia sul modello tedesco – il costo per ora lavorata produttiva è pari a 61,7 euro. «Anche se – osserva Gabriele Caragnano, direttore della fondazione – la partita non può essere con la Germania. I tedeschi possono permettersi, paradossalmente, questi livelli di inefficienza, dato che riescono a vendere il loro prodotto finito con un premium price molto elevato».
Fissato a cento il benchmark astratto, il livello di efficienza del lavoro diretto in Italia è del 54,5 per cento. La nostra industria del bianco lascia sul terreno 45,5 punti percentuali. Interessante la spacchettamento di questo gap dall'optimum teorico: il 5,5% è imputabile alla così dette rilavorazioni (ossia la fisiologica presenza di prodotti con difetti, dunque da rifare o da sostituire), il 10% alla manodopera indiretta (presente anche in un comparto abbastanza verticalizzata come il bianco) e il 30% a problemi tecnici e organizzativi (carenze dei processi produttivi). Invece, la Spagna può contare su un livello di efficienza del lavoro diretto pari a 65,8 per cento. Oltre undici punti in più.
«Gli stabilimenti italiani del bianco - sottolinea Caragnano - hanno la necessità di strutturare programmi di recupero della competitività basati anche sulla riorganizzazione dei processi». Una rifocalizzazione sulla dinamica della produttività endogena che fa il paio con una rimodulazione complessiva del posizionamento del nostro Paese come piattaforma produttiva dell'elettrodomestico. Soprattutto se riuscissimo a definire meglio la nostra identità di produttori di gamma molto alta. Un destino comune a tutti i Paesi con un elevato costo del lavoro: basti pensare, appunto, alla Germania. È vero che il costo del lavoro, in questo comparto, pesa fra il 15 e il 20% dei costi industriali. Ma è altrettanto vero che il costo della logistica rappresenta in media il 10% del fatturato. Può, quindi, avere un senso ripensare alla specializzazione funzionale. Senza rimanere ossessionati dal tema del costo del lavoro. «Anche perché – conclude Caragnano – se il costo del lavoro rappresenta una percentuale marginale nella composizione del costo di un elettrodomestico, il modo di lavorare influenza almeno l'80% dei costi complessivi». Dunque, se l'industria del bianco vuole avere un futuro in Italia, bisogna ripartire da qui.
paolo.bricco@ilsole24ore.com
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