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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2014 alle ore 08:17.

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Le grandi case automobilistiche americane stanno ricostruendo - o nel caso di Ford rafforzano ancora - le attività di credito al consumo. A loro volta vittime della crisi e delle drammatiche trasformazioni conosciute dai protagonisti di Detroit, sono oggi nuovamente considerate un tassello essenziale nei loro progetti di crescita.
Le vicissitudini delle finanziarie controllate dalle compagnie automobilistiche non sono state una vicenda isolata. Il colosso industriale General Electric ha a sua volta lanciato da anni una ristrutturazione della sua grande Ge Capital, colpita dalla crisi e dalla sua espansione in attività a rischio, per ridurne il rilievo in bilancio. Nate originalmente come una sorta di “lender of last resort”, per finanziare sia concessionarie che consumatori con un credito men che impeccabile, ma ampliatesi spesso con altri servizi quali prestiti immobiliari subprime, le finanziarie dell'auto puntano oggi a loro volta a completare un risanamento, a fare concorrenza anche nei segmenti di fascia più alta del mercato.
General Motors, in particolare, aveva scorporato e ceduto la sua General Motors Acceptance Corporation. Il 51% passò al private equity Cerberus nel 2006. Ma due anni dopo Gmac, ormai diventata una banca e con operazioni anche nei mutui subprime, dovette essere salvata con prestiti complessivi per oltre 17 miliardi di dollari dal governo. Divenne in seguito Ally Financial, tuttora controllata dal contribuente. Ally ha finora ripagato 15,3 miliardi in aiuti federali e il Tesoro ha ridotto in gennaio la sua quota dal 64% al 34% e potrebbe cedere la restante partecipazione sul mercato entro la fine di quest'anno. Nel 2010 però Gm ha comprato nuove attività bancarie: la AmeriCredit, con sede a Fort Worth in Texas, rilevata per 3,5 miliardi e che ha trasformato nella nuova Gm Financial.
Chrysler, ora interamente di Fiat, storicamente contava sulla Chrysler Financial. Nel 2007 questa fu però interamente scorporata sempre da Cerberus, che aveva rilevato Chrysler. Schiacciata dalla crisi, la società è diventata in seguito a sua volta una banca, la Td Bank con una divisione specializzata nell'auto. Chrysler, in alternativa, ha oggi varato una venture con la controllata americana di Santander, la Chrysler Capital. Santander Consumer Usa è quest'anno sbarcata a Wall Street con un collocamento azionario, attribuito in parte proprio all'accordo firmato con Chrysler.
Ford da parte sua, l'unica casa statunitense sopravvissuta alla crisi senza aver bisogno di interventi diretti del governo, ha continuato a puntare sulla Ford Credit. Nel 2013 questa divisione finanziaria interna al colosso dell'auto è riuscita a registrare profitti netti in crescita a 1,5 miliardi di dollari contro gli 1,2 miliardi dell'anno precedente.
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