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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2014 alle ore 13:58.
L'ultima modifica è del 16 febbraio 2014 alle ore 15:56.

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Si può uccidere anche con le parole, la calunnia e l'ira. Papa Francesco all'Angelus, ha riletto il quinto comandamento, riflettendo su quanto Gesù stesso ha spiegato nel discorso della Montagna.
«Gesù - ha ammonito - ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell'ira e colpirlo con la calunnia». «Avete inteso - ha detto citando le parole di Gesù - che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio».

La piazza era gremitissima e padre Federico Lombardi ha riferito che si stima la presenza di 50 mila persone.
«Ma che cosa significa questo "pieno compimento" della Legge? E questa giustizia superiore in che cosa consiste?», ha chiesto ancora il Papa, che commentava il discorso della Montagna nella parte relativa alla osservanza della legge ebraica. «Gesù stesso - ha spiegato il Pontefice - ci risponde con alcuni esempi, mettendo a confronto la Legge antica e quello che Lui ci dice. Gesù - ha aggiunto a braccio il Papa - era pratico, sapeva parlare con gli esempi per farci capire». A proposito dunque di quanto Gesù dice sul quinto comandamento, papa Francesco ha osservato che «con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell'ira e colpirlo con la calunnia. Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell'amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo».

A braccio papa Francesco ha poi osservato: «Vi dico la verità, sono convinto che se facciamo il progetto di evitare le chiacchiere, diventiamo santi». Interloquendo con la piazza, papa Bergoglio ha chiesto di fare il proposito di «non vivere attorniati dalle chiacchiere. Ci credete o no? - ha chiesto - siete d'accordo, allora decidiamo» di fare questo proposito di evitare le chiacchiere «velenose», e ha spiegato che questo si intende quando si usa l'espressione «quello ha la lingua di serpente».

Ancora sul discorso della Montagna, il Papa ha sottolineato che «per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo».
«Gesù - ha commentato - non dà importanza semplicemente all'osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull'intenzione e quindi sul cuore dell'uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. E noi, - ha proseguito papa Bergoglio - attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all'azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l'amore divino. Alla luce di questo insegnamento di Cristo, - ha spiegato il Pontefice - ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d'amore, e tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso. Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera».

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