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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2014 alle ore 16:14.
L'ultima modifica è del 17 febbraio 2014 alle ore 16:15.

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«Come chiamare i politici messi lì dai partiti? Incompetenti? Lobbisti? Dilettanti? Sfascisti? Sicuramente sono dei tafazzisti». Così il blog di Beppe Grillo commenta l'avvio, dal primo febbraio, della misura che prevede una ritenuta del 20% alla fonte, quindi attraverso la banca, per chi riceve un bonifico dall'estero.

Per il blog del leader M5s si tratta di una «manovra geniale per evitare l'ingresso di capitali in un momento in cui chi può porta i suoi risparmi fuori dall'Italia» e si ricorda che «quando rientrarono i capitali dello Scudo Fiscale di evasori totali e di proventi di attività illecite, e forse criminali, furono tassati al 5 per cento». Insomma, conclude il post, «questa è un'Italia da rovesciare come un calzino. Tutti a casa».

Sul blog di Grillo si legge: «La ritenuta del 20% che le banche sono obbligate a trattenere su tutti i bonifici esteri che arrivano sui conti correnti italiani, rappresenta l'ennesimo abuso di potere di un ministro dell'economia incapace (a dir poco) in combutta con l'agenzia delle Entrate, che continuano a vessare ed inutilmente i contribuenti, considerandoli evasori a prescindere. Tutti coloro che ricevono somme dall'estero sono considerati evasori, fino a prova contraria (a loro carico): tassa del 20%».

Il leader del M5S sottolinea che così molti capitali resteranno all'estero invece di incrementare reddito disponibile interno ed investimenti in Italia. E se i bonifici da paesi SEPA sono esenti, si creeranno triangolazioni? Intanto, per non sbagliare e portarsi avanti col lavoro, la ritenuta si applica su tutti i bonifici! Poi si vedrà».

Così Grillo commenta quanto previsto dall'art. 4, comma 2, del D.L. n. 167/1990, modificato dalla Legge n. 97/2013: «Immagino le incombenze "burocratiche" a cui dovrà sottoporsi la vecchietta aiutata con rimesse dal figlio emigrato all'estero, o il giovane che riceve un regalo - non preannunciato - dallo zio d'America».

Si cederà il 20% allo Stato se:
- si percepisce una rendita da soggetti esteri, per aver ceduto loro immobili o fatto prestiti;
- si ricevono compensi per fideiussioni o per garanzie prestate a soggetti esteri;
- si è impiegato capitale all'estero sul quale si percepiscono interessi;
- si introitano plusvalenze per aver venduto immobili o terreni situati all'estero;
- si sono cedute quote di partecipazione in società con sede all'estero;
- si introitano somme per affitti da immobili e terreni in locazione situati all'estero.

«Ma che cosa deve fare il cittadino che riceve, tramite bonifico dall'estero, una somma di natura non reddituale? Coraggio! - aggiunge Grillo - Il contribuente può richiedere all'intermediario la restituzione dell'imposta non dovuta ovvero applicata in misura superiore a quanto dovuto entro il 28 febbraio dell'anno successivo a quello del prelievo. In tal caso l'intermediario scomputa l'importo restituito dai versamenti successivi ai sensi del Dpr 10 novembre 1997, n. 445. In alternativa alla richiesta all'intermediario, il contribuente può presentare all'Amministrazione finanziaria istanza di rimborso con le modalità e i termini stabiliti dall'articolo 38 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602».

Anche sulle conseguenze del provvedimento l'ex comico ha le idee chiare: «Certamente diminuirà l'afflusso di capitali dall'estero, con relativo impoverimento del reddito interno disponibile per consumi e investimenti. Mantenere all'estero quel flusso converrà finché l'impegno finanziario per la gestione sarà inferiore al 20%. I gestori dei grandi flussi valuteranno (già lo hanno fatto) velocemente ed opereranno di conseguenza. Rimarranno impastoiati i cittadini che ricevono occasionalmente piccole somme, di natura finanziaria o meno. Ancora una volta il lavoro che deve svolgere l'Agenzia delle Entrate è scaricato sulle spalle dei cittadini coinvolti dall' "operazione". Per portarsi avanti col lavoro, la legge dice a Befera di considerare tutti coloro che ricevono fondi dall'estero come evasori e tassarli a prescindere. Poi sarà cura dei coinvolti dimostrare di non essere evasori. Lo scopo è quello di non sovraffaticare la "sua" burocrazia. Infine ancora una volta si dimostra il pressappochismo di iniziative legislative miranti solo a "punire".

Alle somme provenienti da Paesi Sepa l'imposta del 20% non è applicata. «Vorrà dire che - si legge sul blog - gli interessati faranno transitare le somme su una banca Sepa per poi accreditarli su un conto in Italia, col pagamento di qualche commissione bancaria in più». Dei Paesi Sepa, sei non fanno parte della Unione Europea: Svizzera, Norvegia, Principato di Monaco, Islanda, Liechtenstein. «Questa tagliola italica li favorirà ulteriormente».

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