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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 06:43.

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MILANO
Parte ufficialmente la maratona delle riunioni del gruppo Generali. Ieri, secondo quanto si apprende, ci sarebbe stato un incontro informale tra i membri del comitato di controllo, composto da Alberta Figari, Sabrina Pucci, Clemente Rebecchini e Paola Sapienza. In pratica, secondo quanto riferiscono negli ambienti vicini a Trieste, ci sarebbe stato un pre esame del parere degli avvocati Portale-Visconti e Maresca sulle operazioni, catalogate come «investimenti alternativi», costruite nel corso della gestione passata da parte degli ex vertci Giovanni Perissinotto e Raffaele Agrusti. Si è trattato di una sorta di riunione preparatoria in vista dell'appuntamento ufficiale di oggi che dovrà formalmente pronunciarsi sull'opportunità o meno di procedere con l'azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici della compagnia triestina. La materia è infatti assai delicata e l'orientamento del comitato tecnico tradizionalmente è determinante per la scelta finale che dovrà poi compiere il consiglio di amministrazione, convocato sul tema domani. Allo stato attuale, come anticipato dal Sole24 Ore dello scorso 15 febbraio, ci sarebbe l'intenzione di procedere con due livelli di responsabilità differenti tra Agrusti e Perissinotto, con quest'ultimo più coinvolto.
Le irregolarità emerse riguardano il piano della governance interna rispetto a sette investimenti in private equity e fondi alternativi, decisi o gestiti direttamente dai due ex manager. Si tratta della sottoscrizione tra il 2000 e il 2002 di notes emesse da un veicolo off-shore denominato Capital Appreciation ltd, per un importo complessivo di 52,2 milioni; della sottoscrizione di altri notes emessi nel 2003 dal veicolo off-shore Cartooner Enterprises ltd per 70 milioni di dollari; del finanziamento di una società del gruppo Fin.Int, finanziaria riconducibile a Enrico Marchi e Andrea De Vido, nel 2007 per 40 milioni. Infine, sempre nella categoria degli investimenti alternativi, figurano gli investimenti effettuati da un veicolo off-shore creato nel 2002 e denominato World Global Opportunities. Due in particolare: la sottoscrizione di un bond per 180 milioni emesso da una società lussemburghese (Allbest sa) che ha permesso l'acquisto del 2,95% di Ilva; e il coinvolgimento di Wgo, attraverso un contratto di total return swap, nell'operazione con cui Hsbc ha sottoscritto nel 2007 degli strumenti partecipativi emessi dal gruppo Palladio equivalenti a circa il 49% del capitale di Pfh1 (Gruppo Palladio). Infine, sempre nella categoria sotto esame, sarebbero di recente finiti l'investimento da 150 milioni nel fondo infrastrutturale Vei e una obbligazione Fin.Int.
Sulla vicenda il consiglio Generali si era già espresso una prima volta a giugno scorso, dopo aver ricevuto un parere legale da parte dello studio legale Erede Bonelli e Pappalardo e dall'avvocato Mucciarelli, decidendo di non procedere contro Perissinotto e Agrusti in quanto non c'erano gli estremi e i margini di manovra per muoversi in tale direzione. L'autorità delle assicurazioni ha però chiesto alla compagnia di Trieste di sottoporre nuovamente la decisione al comitato controllo e rischi e quindi al board. E al consiglio è stato anche chiesto di valutare, previo esame del comitato nomine, se sia possibile pretendere la restituzione di parte delle buonuscite di Perissinotto e Agrusti in base alle clausole di claw-back (ossia chiedere la restituzione di compensi erogati sulla base di risultati non duraturi per effetto di condotta dolosa o gravemente colposa). Oltre all'Ivass è intervenuta da tempo anche la Consob chiedendo di esaminare il dossier, ma – ha precisato nelle scorse settimane la commissione – senza esercitare alcuna pressione sui vertici.
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