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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 19:43.
L'ultima modifica è del 18 febbraio 2014 alle ore 22:21.

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(Ansa)(Ansa)

Nuovo monologo per Beppe Grillo al bar del Teatro Ariston. Il leader dell'M5s ha ribadito il suo affondo contro la Rai e la sua informazione, contro Matteo Renzi e contro gli ultimi provvedimenti varati dal governo Letta. Poi, scortato dalle forze dell'ordine, ha lasciato l'Ariston.

Grillo era arrivato, a piedi, accompagnato da altri attivisti del Movimento 5 Stelle, a pochi passi dal Teatro Ariston. Accerchiato dai giornalisti, compresi i microfoni di Sky Tg 24, si avvicina all'ingresso: sarà uno spettatore del Festival, munito di biglietto siederà tra il pubblico. E promette - anche se sono in pochi a credergli: «Non interferirò con il programma».

Dopo il comizio improvvisato davanti all'Ariston, Grillo è infatti entrato in teatro e ha preso posto in platea, in una posizione piuttosto defilata dopo la metà della sala. Entrando ha mostrato ai giornalisti i suoi biglietti «regolarmente acquistati per me e per mio figlio». Grillo promette che guarderà «con tranquillità» la prima serata del festival di Sanremo dalla platea dell'Ariston. «Che cosa vuole che faccia?», risponde a chi lo intercetta nel corridoio. «Non sono un disperato. Non sono mica Cavallo pazzo?».

Apre così il Festival di Sanremo 2014, con un'invettiva di Beppe Grillo un po' contro tutti. Mentre i giornalisti e le telecamere lo "scortano" fino all'Ariston, l'ex comico è un fiume in piena: «Oggi la Rai é la maggiore responsabile del disastro economico, politico e sociale di questo Paese». In pochi secondi il discorso di Grillo è diventato un comizio sul red carpet davanti al Teatro: «La Rai è un servizio pubblico?», si chiede in modo retorico, circondato dalla folla. «Dopo che la Corte dei Conti dice alla Rai che deve risparmiare - aggiunge Grillo - il direttore di Rai1 Leone replica però che la pubblicità continua a crescere e permetterà di recuperare i costi. Ma intanto gli altri canali della Rai durante le serate di Sanremo vengono svuotati di pubblicità. È questa la realtà, è la legge dei vasi comunicanti. Leone dirà che Sanremo é andato bene, ma é una menzogna».

«Dobbiamo riprenderci la Rai: il servizio pubblico senza partiti e senza pubblicità dentro, dobbiamo cambiare l'azienda», urla davanti all'Ariston. Nel mirino anche il dg della tv pubblica: «Gubitosi ha portato le perdite dall'azienda da 200 a 400 milioni. E ora dove andrà? All'Eni, all'Enel, magari con 4,5 milioni di buonuscita? È questa la Rai che volete? Basta!»

«Un Paese che non c'è più», grida Grillo sul red carpet. E scattano applausi e fischi tra la gente che lo circonda. Un miliardo e 700 milioni i costi, esternalizzati per un miliardo e 400mila «alle aziende degli amici». In tutto 13mila dipendenti. Questi sono i numeri della Rai urlati dal leader del Movimento 5 Stelle. «Voglio far capire alla gente che non è più la Rai dei nostri padri», ha aggiunto Grillo, che si è poi rivolto ai giornalisti: «Questo è un paese precario come la vostra informazione». E ancora: «Andiamo lì dove c'è il vuoto per eccellenza, andiamo al festival di Sanremo».

Non risparmia neanche il premier incaricato, Matteo Renzi: «Perché diciamo no a Renzi? È un uomo vuoto - ha risposto - é il vuoto di Newton, un cartone animato. È mandato lì da De Benedetti, non ha una visione. Dietro di lui c'é De Benedetti, lui e Berlusconi si stanno spartendo il Paese». Grillo e Casaleggio, infatti, sono contro le consultazioni con Renzi: «L'opinione mia e di Casaleggio é questa. Ma alle 22 arriva il risultato della votazione on line».

Continua per almeno trenta minuti il comizio davanti all'Ariston: Grillo prende in mano i microfoni che gli danno i giornalisti, da lui stesso definiti come dei «morti viventi» e non lo ferma più nessuno. Non risparmia nessuno: Berlusconi, De Benedetti, Sky, Mediaset. «Mentono tutti», così sintetizza Grillo.

Sulla sua partecipazione a Sanremo non ha mezze parole: «Ci sono già stati esponenti del Pd-ex meno elle - ha aggiunto - che hanno minacciato che io potrei essere denunciato per interruzione di servizio pubblico... Si guarda al reato prima che avvenga, siamo a Minority report. Ma io non faccio il dirottamento di un treno, vado in teatro ad un festival con un biglietto». L'ex comico ed attuale leader del M5s entrerà nel teatro dopo aver acquistato due biglietti regolarmente. Dal red carpet lancia anche un Tweet: «Son davanti all'Ariston. Mi han minacciato che se entro e provo a parlare mi denunciano». Ma dopo aver inveito contro qualche giornalista e parlato per una buona mezz'ora alla folla, verso le 20.15 è entrato dentro il teatro Ariston, dove lo attendono due ore di kermesse musicale. Ha preso posto in platea, in una posizione piuttosto defilata dopo la metà della sala. Entrando ha mostrato ai giornalisti i suoi biglietti «regolarmente acquistati per me e per mio figlio».

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