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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2014 alle ore 07:31.
L'ultima modifica è del 18 febbraio 2014 alle ore 07:46.

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A causa delle restrizioni al bilancio della Difesa gli aerei militari svizzeri sono operativi solo "nelle ore di ufficio". Per questo nessun caccia F-18 o F-5 in servizio con l'Aeronautica elvetica si è alzato in volo per tenere sotto controllo il Boeing 767 dell'Ethiopian Airlines dirottato su Ginevra dal co-pilota. La notizia ha dell'inverosimile ma è stata confermata da Laurent Savary, portavoce delle forze armate di Berna.

Il volo Et 702, da Addis Abbeba a Roma, è stato " intercettato" dai caccia Eurofighter Typhoon dell'Aeronautica italiana che lo hanno accompagnato fino ai limiti dello spazio aereo francese dove è stato preso in consegna dai Mirage 2000 dell'Armèe de l'Air. Questi lo hanno scortato fino all'aeroporto di Ginevra che si trova peraltro a pochi chilometri dai confine francese. L'aeronautica di Parigi è autorizzata da un accordo con Berna a sorvolare e proteggere lo spazio aereo svizzero ma senza poter usare le armi. In ogni caso, come ha spiegato Savary all'agenzia di stampa elvetica Ats, i jet della Confederazione non si sono alzati in volo perché l'incidente è avvenuto fuori dalle ore di servizio, le uniche durante le quali i caccia sono operativi a causa delle restrizioni al bilancio, cioè dalle 8 alle 12 e dalle 13,30 alle 17, ma solo nei giorni feriali perché le basi aeree svizzere restano chiuse tutto il fine settimana. Gli aerei svizzeri "non potevano intervenire perché le basi aeree sono chiuse la notte e nel week end per ragioni di budget e di personale" ha precisato Savary aggiungendo che una copertura aerea a tempo pieno viene assicurata solo in caso di eventi particolari come il Forum economico mondiale di Davos.

I cieli svizzeri sono costantemente controllati dai radar ma l'indisponibilità di velivoli da intercettazione per ben 16 ore al giorno lascia aperti varchi potenzialmente pericolosi. Nonostante i progressivi tagli a un bilancio della Difesa che nel 2013 ha avuto a disposizione 3,5 miliardi di euro e un ulteriore decurtazione di oltre 51 milioni di franchi (42 milioni di euro) quest'anno, i "buchi" nella difesa dello spazio aereo hanno dell'incredibile perché solitamente ogni Paese che dispone di un'aeronautica dotata di velivoli da combattimento ne mantiene almeno due o tre coppie sempre pronte al decollo su emergenza proprio per far fronte a dirottamenti o intrusioni nello spazio aereo nazionale che potrebbero avere anche una natura terroristica. Se durante la Guerra fredda i jet pronti allo "scramble" (il decollo rapido d'emergenza) avevano lo scopo di contrastare le provocazioni dei velivoli sovietici, dopo l'11 settembre 2001 è emerso chiaramente che anche un velivolo civile dirottato può comportare gravi rischi per la sicurezza nazionale. Negli ultimi anni tutte le aeronautiche occidentali, inclusa quella italiana, dedicano particolare attenzione alla difesa dello spazio aereo anche nei confronti dei velivoli commerciali dirottati ("renegade" nel gergo aeronautico) o che escono dagli usuali corridoi aerei e ai piccoli velivoli da turismo e agli ultraleggeri ("slow movers"), velivoli ideali per azioni terroristiche.

Sorprende quindi che un Paese come la Svizzera affronti la difesa del proprio spazio aereo con gli stessi schemi rigidi dell'orario fisso degli uffici pubblici escludendo lo "straordinario" soprattutto se si tiene conto che in rapporto alla sua limitata estensione geografica la Confederazione dispone di un'aeronautica di tutto rispetto che in fatto di jet da combattimento può schierare 32 cacciabombardieri F-18 C/D affidati a piloti professionisti in servizio permanente e 54 più vecchi F-5E/F pilotati in buona parete da piloti riservisti destinati a venire rimpiazzati a partire dal 2016 da 22 Saab Jas 39 Gripen. Karin Suini, portavoce del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (che a Berna ha le funzioni di Ministero della Difesa) ha reso noto che nel 2020 è prevista l'attuazione del "Progetto Ilana" che prevede il potenziamento dei controlli del traffico aereo e l'aumento del personale assegnato alla sicurezza dei cieli elvetici.

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