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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 07:34.

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La "bundeskanzlerin" Angela Merkel sarà soddisfatta, come pure il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che in un'intervista a Davos di recente si è sbilanciato: «L'Europa non è più fonte di preoccupazione riguardo alla stabilità dei trend economici mondiali». In effetti la "cura" da cavallo impartita tra mille polemiche e difficoltà sociali dalla troika, (la formazione degli investitori internazionali composta da Ue, Bce e Fmi), ha prodotto il primo surplus delle partite correnti della disastrata Grecia, pari a 1,244 miliardi di euro nel 2013 (lo 0,7% del Pil) contro un disavanzo di 4,615 miliardi dell'anno precedente e addirittura i 20,6 del 2011. È la prima volta, soprattutto, dopo ben 66 anni di disavanzi.

Un traguardo storico annunciato con orgoglio dalla Banca di Grecia, l'istituto centrale, precisando che è la prima volta dal 1948, anno in cui sono iniziate le rilevazioni statistiche in materia. Infatti, ha precisato sempre l'istituto centrale, dall'avvio della pubblicazione dei dati del saldo delle partite correnti, la Grecia ha registrato solo una lunga sequela di segni negativi, un paese che ha sempre vissuto al di sopra delle sue possibilità. Ora invece Atene volta pagina e diventa un po' più "tedesca". Resta da vedere se anche i tedeschi sapranno diventare un po' più simili ai greci, nel senso che imparino finalmente a consumare un po' di più, a lavorare per vivere, e non solo a vivere per lavorare.

Ma torniamo all'exploit di Atene, l'ex cicala d'Europa. I greci sanno bene come ha funzionato la "cura" dimagrante voluta dalla troika che in cambio di 240 miliardi di euro di prestiti ha chiesto riduzioni dei salari, pensioni, licenziamenti di massa dei dipendenti pubblici, dimagrimento dell'apparato pubblico con la riforma Kallicrates e aumento della pressione fiscale. Tutto giusto, ma purtroppo fatto alla velocità della luce. Comunque questa performance straordinaria, sottolinea la banca centrale, «è dovuta principalmente alla significativa riduzione del deficit commerciale pari a 2,4 miliardi e del surplus in transazioni e servizi, in particolare del turismo» che, nel 2013, ha battuto tutti i record di presenze straniere con un aumento delle entrate del 15%.

Si badi bene, la Grecia, che è stato l'epicentro della crisi finanziaria dell'eurozona nel 2009, ha visto contrarre ancora la sua economia del 3,7% nel 2013, migliorando leggermente la previsione del governo che prevedeva un meno 4 per cento. Complessivamente il crollo del prodotto interno lordo dall'inizio della crisi è stato del 25%, con la disoccupazione esplosa al 28% (ma quella giovanile è addirittura al 64%), la più alta in Europa. Il welfare, ovviamente, ha pagato un prezzo pesantissimo, al punto che i greci ormai fanno fanno fatica a curarsi e a fare la spesa. Per consentire di sopravvivere a chi non ce la fa è stato consentito l'acquisto nei supermercati di prodotti scaduti, a prezzi ovviamente scontatissimi.

Può risultare consolatorio, ma è comunque un dato molto incoraggiante, che quest'anno la Commissione europea preveda nel suo ultimo outlook una possibile espansione dell'economia greca, per la prima volta in sette anni.

Tornando alle partite correnti, più nel dettaglio le importazioni di beni e servizi sono scese del 6,1%, collocandosi a 50,7 miliardi di euro, mentre le esportazioni sono salite dell'1,6% pari a 50,3 miliardi di euro. Evidentemente le politiche di austerità hanno ridotto i consumi interni e tagliato le importazioni di prodotti stranieri, mentre hanno favorito l'esportazione di prodotti ellenici, trainata dalla ritrovata competitività grazie ai bassi salari e prezzi concorrenziali, soprattutto nel settore del turismo favorito anche dalle crisi delle "Primavere arabe", che hanno dirottato in Grecia milioni di turisti prima diretti nel Nord Africa e in Siria.

Le entrate del turismo greco infatti hanno toccato quota 12 miliardi di euro rispetto ai 10,4 miliardi di euro registrati nel 2012, mentre i trasferimenti europei al Governo greco, principalmente prestiti della Ue per le piccole imprese e gli investimenti in infrastrutture, hanno raggiunto i 2,4 miliardi di euro, un ulteriore elemento che ha aiutato la bilancia delle partite correnti a volgere in attivo. Dopo 66 anni di disavanzi in rosso, la tragedia dei conti greci ha un finale in rosa. Un evento straordinario che speriamo non debba verificarsi dopo altri 66 anni di attesa.

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