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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2014 alle ore 14:07.
L'ultima modifica è del 19 febbraio 2014 alle ore 16:03.

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La chiusura dei piccoli e medio-piccoli aeroporti, con un traffico inferiore a 1 o 2 milioni di passeggeri all'anno, metterebbe a rischio almeno parte delle entrate del turismo che valgono 1,5 miliardi. Con l'effetto di creare uno spostamento di ricchezza dai territori meno sviluppati a quelli più ricchi. Senza contare i disagi per i viaggiatori tra costi in più e tempi che si allungano. A lanciare l'allarme sugli effetti di possibili chiusure - legate all'introduzione di un giro di vite Ue sui sussidi pubblici oltre al recente piano del ministro Lupi che fa una selezione drastica degli aeroporti "salvando" solo quelli strategici o di interesse nazionale - è uno studio presentato oggi e curato per Unioncamere da Uniontrasporti-Iccsai.

Nei piccoli aeroporti più alta la presenza di turisti
La percentuale di turisti stranieri che utilizza l'aeroporto per accedere al nostro Paese è del 30%. Ma per alcune province periferiche, come Ragusa, Trapani, Taranto, o difficilmente raggiungibili con altre modalità di trasporto, come Siena e Perugia, la quota è molto più significativa. A Trapani e Ragusa, a esempio, supera l'80%, a Taranto il 70%, a Siena e Perugia sfiora il 50%. La chiusura di questi aeroporti - secondo lo studio - metterebbe a rischio almeno parte dell'ammontare di entrate derivanti dalla spesa del turismo in arrivo, pari a oltre 1,450 miliardi (500 milioni solo per i soli aeroporti più piccoli). In Italia, sono 23 gli aeroporti aperti al traffico commerciale che movimentano meno di un milione di passeggeri l'anno, la metà di quelli esistenti. Molti di questi sopravvivono grazie agli aiuti pubblici. Analoga la situazione della Germania (che ha 17 aeroporti con meno di 1 milione di passeggeri e 18 con traffico superiore) e della Spagna (22 "minori" e 24 di taglia superiore).

Crescono i disagi e i costi per i passeggeri
Per lo studio commissionato da Unioncamere chiudendo in Europa gli aeroporti minori, circa 4,5 milioni di persone subirebbero aumenti dei tempi medi di viaggio per raggiungere il resto del continente di oltre il 20%. In Italia, l'azzeramento dei voli in partenza e in arrivo nelle 23 strutture con meno di 1 milione di passeggeri provocherebbe un aggravio dei costi per l'utenza stimato in 21,5 milioni di euro nell'ipotesi ottimistica che la chiusura dei collegamenti di linea su ciascuno scalo non modifichi abitudini di volo dei passeggeri ma comporti solo un aumento del percorso di viaggio. Inoltre, aggiunge lo studio, si creerebbero grossi problemi di mobilità su tutto il corridoio adriatico e nelle regioni geograficamente più "periferiche", a esempio Calabria e Sicilia. «Per quanto sia importante considerare l'aspetto della redditività delle strutture esistenti, nel caso degli aeroporti minori l'attuale disegno europeo e italiano rischia di essere fortemente penalizzante, in quanto trascura gli effetti prodotti dal punto di vista sociale - maggiori vincoli alla libertà economica, alla mobilità delle persone, alla ripresa occupazionale - e ambientale», ha spiegato oggi il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.

Riggio (Enac): da chiusura piccoli scali nessun effetto su territorio

«Guardando alla pianta reale degli aeroporti - esclusi gli scali di Linosa e Lampedusa che sono isole e di Crotone che ha problemi di ritardo infrastrutturale - non vedo effetti sul territorio dalla chiusura di piccoli aeroporti». A dirlo il presidente dell'Enac Vito Riggio intervenendo al convegno organizzato da Unioncamere . «Non vedo effetti dalla chiusura di uno scalo come Parma, tanto per fare un esempio» ha detto ancora Riggio. Occorre piuttosto chiedersi «se le nostre Regioni o i nostri enti locali sono in grado di mantenere gli aeroporti». «Il mercato - ha aggiunto - è libero. Se una Regione o un ente locale vuole farsi carico di un aeroporto faccia pure, ma deve essere sostenibile senza aiuti pubblici». Quanto al piano nazionale degli aeroporti, Riggio - dopo aver ricordato che sono passati ormai tre anni dallo studio elaborato dall'Enac che ha fatto da base alle proposte elaborate sia dall'ex ministro Corrado Passera sia dal ministro Maurizio Lupi - ha osservato che «mentre noi parliamo del piano, gli aeroporti», come Forlì e Rimini «chiudono». Soldi pubblici non ce ne sono, quindi occorre che un aeroporto sappia garantirsi la redditività necessaria.

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