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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 08:49.

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Quando si sente parlare di lobby la mente corre spesso a qualcosa di non trasparente, a qualche scandalo, a finanziamenti occulti o alle industrie delle armi o del tabacco. Eppure a Bruxelles trasparenza è la parola d'ordine tra i lobbisti che frequentano i corridoi dei grandi palazzi. Quasi tutte le più grandi multinazionali, le industrie, le organizzazioni, i gruppi d'interesse ma anche le Ong hanno un ufficio di rappresentanza nella capitale belga: nel 2011 si stimano circa duemila lobby e 5mila lobbisti. Anche se altri dati parlano addirittura di quindicimila lobbisti, i dati rimangono incerti data la particolare natura di questa realtà.

In cosa consiste il lavoro di lobbista a Bruxelles? In pochi in realtà sanno rispondere. Si può descrivere come una serie di azioni strategiche messe in atto da un rappresentante d'interessi specifici per ottenere un importante risultato dichiarando apertamente i propri obiettivi. Si tratta di cambiare qualcosa che altrimenti troverebbe difficoltà e ostacoli, modificando la percezione e la definizione delle politiche Ue. Mentre per alcuni poi consiste in una mera attività di monitoraggio delle legislazioni Ue in determinati settori.
«In Italia fare lobby significa il più delle volte chiedere favori ai politici , qui si preparano dossier per i decisori, materiale che la controparte è libera di valutare, mentre in Italia vi è una pressione troppo personalistica» ha affermato Marcello Missaglia, consulente in affari europei.

Da noi dunque rimane una professione non ben definita e a volte poco trasparente, mentre a Bruxelles è indispensabile la conoscenza delle procedure.
Due sono i profili professionali in questo campo: il lobbista interno che proviene direttamente dalla società o associazione e il lobbista esterno che è vincolato dal singolo mandato.

Dopo alcuni casi di corruzione, o di tentata corruzione, è stato istituito il registro per la trasparenza delle lobby all'interno delle istituzioni europee. Il registro però rimane su base volontaria, anche se solo chi è iscritto può presentare richiesta per l'accredito annuale alle istituzioni. Tante sono le vie di accesso: ci si può iscrivere ad un evento o ad una conferenza e poi invece lavorare per i propri interessi, si può chiedere di essere presentati, si possono avere dei badge temporanei. Esiste un codice di condotta che tra le regole principali prevede che il rappresentante si identifichi sempre e dichiari i propri interessi alla controparte, le finalità, i clienti o i membri che rappresenta. Tutto però rimane ancora a discrezione del singolo e, secondo Missaglia, «un rappresentante d'interessi deve lavorare in trasparenza, guidato da un codice etico e di reali valori».

Secondo i vari rappresentanti d'interessi, la Commissione Ue non ha una completa percezione delle esigenze reali di ognuno dei ventotto stati membri ed è quindi fondamentale che ci sia un lavoro di preparazione di dossier che aiuti a sostenere obiettivi specifici.

Lavorare in questo ambito richiede capacità nelle trattative e nella formulazione di compromessi, e quindi è fondamentale poter contare su un supporto tecnico in tempi brevi a seconda del settore trattato: il lobbista deve saper costruire ponti tra le controparti. Altra caratteristica importante è sapersi creare una reputazione, non deludere mai i propri interlocutori, saper creare e mantenere i contatti. La costruzione di un proprio network è centrale e non si devono sottovalutare anche le conoscenze che si fanno durante attività anche estemporanee come corsi , hobby, e incontri che riguardano la vita quotidiana. Si può dire che l'obiettivo è raggiunto quando la propria posizione, studiata e documentata viene approvata dall'Ue. In qualche modo è un lavoro politico. Si deve stare dove si fanno le regole che gestiscono il mercato, dunque nella capitale europea.

Numerosissime sono anche le Ong che sostengono le proprie finalità nelle istituzioni ma preferiscono parlare di advocacy come difesa di diritti e cause umanitarie e non di lobby rispetto al proprio lavoro anche se nella sostanza i meccanismi sono gli stessi.

Per i giovani si tratta di una grande opportunità per cui è necessario sapere le lingue e studiare la carta e il trattato e i regolamenti di funzionamento dell'Ue. È consigliabile inviare candidature spontanee alle organizzazioni di interesse anche internazionali, visitare il sito di annunci lavorativi Eurobrussels (http://www.eurobrussels.com/) e fare network. Qualità fondamentale è la flessibilità. «Per i giovani può essere una vera occasione, ma deve essere affrontata con serietà senza fare i sottobraccisti, conoscendo l'Ue e con la capacità di esercitare una propria libertà di pensiero», ha commentato Missaglia.

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