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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2014 alle ore 15:41.
L'ultima modifica è del 20 febbraio 2014 alle ore 16:29.

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L'impresa torni al centro della politica, perché non c'è ripresa senza le aziende. Confindustria auspica che il prossimo Governo sia in grado di operare e dare risposte al Paese fiaccato dalla crisi. Lo ribadisce oggi il presidente Giorgio Squinzi. «Non possiamo ancora avere delle opinioni - ha replicato ai cronisti a margine di un convegno sulle reti d'impresa - perché non conosciamo chi saranno i componenti. Noi ci auguriamo che, in una situazione complessa come quella attuale, il Governo sia veramente capace di operare, a partire, soprattutto dalla politica industriale, per dare risposte a un Paese che é stremato da una crisi che dura ormai da sei anni e ha bisogno di uscirne il prima possibile».

Intervenendo in viale dell'Astronomia a Roma alla terza giornata sulle reti d'impresa , il presidente degli industriali ha sottolineato che un quadro di «revisione dell'architettura istituzionale del paese, non é più rinviabile e dovrà puntare a sovvertire la gerarchia delle priorità, mettendo al primo posto la capacità del sistema di decidere, attraverso processi decisionali più veloci, regole più semplici e un'amministrazione pubblica più snella».

Squinzi ha affermato che é necessario avere fiducia: «Come imprenditori noi abbiamo fiducia nel futuro e ci auguriamo che in questa fase politica molto complessa alla fine esca un governo capace di operare e di prendre le misure che servono al Paese per uscire dalla crisi, un governo che non dimentichi che non c'é ripresa senza impresa».

Il leader degli industriali non ha voluto pronunciarsi sui nomi ventilati per il ministero dell'Economia ma chiede una persona capace di prendere misure a favore delle imprese: «Sogniamo un ministro dell'Economia - ha sottolineato - che possa operare e possa prendere provvedimenti che servano all'economia e al sistema delle imprese». Ai giornalisti che gli chiedevano un commento rispetto alle ipotesi della nomina di Delrio all'Economia, Squinzi ha risposto di avere nei suoi confronti «molto rispetto ed amicizia». «Sicuramente é un buon nome in assoluto, però - ha sottolineato - permettetemi di non esprimere un giudizio».

Cruciale per gli industriali che si vada avanti con le riforme con in testa il fisco e lo snellimento della burocrazia. Ma anche riduzione dei costi legati al lavoro, fiscalità, energia, sviluppare le infrastrutture e le reti.

Il numero delle reti di impresa infatti è salito, secondo gli ultimi dati presentati, a 1.400, con 6.200 imprese coinvolte. Nel quadriennio 2010-2013, da quando esiste questo strumento, sono state finanziate 496 richieste di agevolazione presentate da aggregazioni di imprese costituite tramite contratto di rete. «Ciò significa - sottolinea lo studio presentato al convegno di Confindustria - che circa il 40% dei contratti oggi stipulati risulta beneficiario di contributo regionale per un valore complessivo di 92 milioni», a fronte di «202 milioni di investimenti attivabili». Ne emerge «che quindi il fenomeno dei contratti di rete pur essendo sostenuto dagli aiuti pubblici trova la sua ragione di esistenza altrove, ossia nella necessità delle imprese di attuare forme di collaborazioni stabili». È un capitolo di «stanziamento complessivo», per il sostegno alle Pmi, che «ammontano a 1,28 miliardi a cui corrispondono concessioni per un valore di 584 milioni».

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