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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 06:43.

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SYDNEY. Dal nostro inviato
Azioni concrete per sbloccare gli investimenti privati, a cominciare da quelli in infrastrutture, per accrescere l'occupazione, promuovere il commercio e la concorrenza: in una parola, una vera strategia coordinata per la crescita economica. È un traguardo di alto profilo quello che si è data la presidenza del G-20 australiana che con il meeting dei ministri e dei governatori al debutto quest'oggi subentra alla Russia nella guida del club dei Paesi di vecchia e nuova industrializzazione. La scommessa è quella di ritrovare lo stesso scatto e la stessa capacità di collaborazione che nel 2008 furono imposti prima a Londra e poi a Pittsburgh dall'emergenza finanziaria. Il ministro delle finanze Joe Hockey ieri è andato ancora più in là sottolineando che il desiderio del suo Paese è di arrivare a definire target di crescita quantificabili, affidandone la definizione al Fondo monetario. «Una buona idea», ha osservato Christine Lagarde, direttore del Fmi, anche se è noto che su questo argomento in passato si è fatto sentire lo scetticismo della Germania.
Oggi, il senso di urgenza sulla questione della crescita è connesso a un tasso di sviluppo globale ancora tutt'altro che robusto: gli ultimi dati del Fondo ricordano che quest'anno nel mondo la crescita è destinata a salire al 3,75% (contro il 3 % del 2013) e che l'anno prossimo potrà arrivare al 4%: una prospettiva ancora debole, rispetto alla quale, oltretutto, abbondano i rischi al ribasso.
Le minacce sono sostanzialmente due, sottolinea l'organismo diretto da Lagarde: da un lato la fuga di capitali, l'aumento dei tassi d'interesse, le brusche svalutazioni restano una preoccupazione costante nei Paesi emergenti e questo costituisce una minaccia seria per crescita e investimenti. In buona sostanza, quel percorso di rientro dagli eccessi della politica monetaria che è stato appena intrapreso dalla Federal Reserve con il suo lento "tapering" va perseguito minimizzando le ricadute negative sui Paesi emergenti. I quali, altrimenti, si vedono costretti a rialzare il costo del denaro per frenare le uscite dei capitali (solo nell'ultimo mese hanno alzato i tassi le banche centrali di Brasile, India, Turchia, Sudafrica).
Dall'altro lato c'è il rischio deflazione in Europa, segnala ancora, apertis verbis, il Fondo monetario. Tutti motivi per salutare con favore il piglio efficiente e decisionista con cui il ministro delle finanze australiano in una recente intervista aveva posto sul piatto i temi della presidenza australiana: «I governi hanno finito i soldi e ora tocca ai privati generare crescita e posti di lavoro».
Con riferimento ai soli paesi industrializzati, l'Ocse stima che di qui al 2030 siano necessari circa 50mila miliardi di investimenti nel campo delle infrastrutture. Altre stime, condotte su un orizzonte più breve, sostengono che con politiche ben coordinate sarebbe possibile incrementare il Pil dei paesi di vecchia e nuova industrializzazione di almeno un paio di punti percentuali al di sopra delle tendenze spontanee, previste nei prossimi quattro o cinque anni. Non a caso, il governo di Canberra guidato da Tony Abbott ha sollecitato gli imprenditori riuniti nel gruppo Business 20 a presentare le loro raccomandazioni ai governi entro metà anno, prima del summit finale dei leader, proprio per non fare dello sviluppo un argomento di maniera.
Per l'Italia, Paese che ha il problema di migliorare rapidamente quelle condizioni di contesto che invogliano gli investitori a portare fondi, rilanciare lo sviluppo significa fare fino in fondo alcune riforme strutturali, regolamentari, fiscali.
Ma qui a Sydney, a perorare la necessità delle riforme, non ci sarà il ministro dell'Economia italiano. Fabrizio Saccomanni, come spiegano in ambienti del Tesoro, ha deciso di non partecipare al vertice in seguito alle dimissioni di Enrico Letta e all'approssimarsi della nascita del nuovo governo, poiché rischierebbe di non essere più in carica nel corso dei lavori che dureranno fino a domenica. L'Italia sarà quindi rappresentata dal direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via. Al summit sarà presente anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il cui arrivo è atteso per questa sera.
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