Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 13:47.

My24
(Reuters)(Reuters)

Lasciate perdere i paragoni con Barack Obama e Tony Blair: Matteo Renzi dovrebbe trarre ispirazione dal presidente messicano Enrique Peña Nieto. Il suggerimento arriva dal Financial Times: eletto quindici mesi fa - spiega su un blog del Ft l'editorialista Ferdinando Giugliano - Peña Nieto sta portando avanti "un'ambiziosa agenda di riforme" e ora il Messico, considerato nell'ultimo decennio poco più di un narco-Stato, "sta tornando sulle mappe degli investitori internazionali". Cosa che anche all'Italia servirebbe.

Renzi era stato paragonato ad Obama dal settimanale Usa Time, che nel 2009 dedicò la copertina all'allora 34enne sindaco di Firenze. Lo stesso Renzi, in un'intervista a Il Foglio, si è poi paragonato a Blair, dicendo che voleva trasformare la sinistra italiana come l'ex premier britannico ha trasformato il partito laburista.

"Finora Renzi ha dimostrato di saper imparare dai suoi modelli", nota Giugliano. Copiando Blair, ha scelto di prendere il potere nel Partito democratico dall'interno, invece di fondare una sua forza politica. Come Obama, si è dato da fare per arrivare in cima anche quando i colleghi di partito più anziani gli dicevano di non muoversi e aspettare.

Ma ora che ha conquistato il partito e sta per diventare primo ministro, Renzi "ha poche lezioni da trarre dalle sue icone preferite", si legge sul Ft.

Blair poteva contare su una forte maggioranza parlamentare, mentre Renzi presiederà la stessa "coalizione litigiosa" che ha tagliato le ali del suo predecessore, Enrico Letta. Obama ha avuto a che fare con una Camera dominata dai Repubblicani, che gli ha impedito di varare gran parte della sua ambiziosa agenda, ma ha mostrato poco interesse a conquistare i parlamentari Repubblicani più moderati.

"Nel suo tentativo di conquistare i moderati italiani – scrive l'editorialista - Renzi potrebbe guardare altrove". Ovvero in Messico, il cui presidente Peña Nieto è indicato come "il miglior modello" per Renzi. Dalle telecomunicazioni, all'istruzione, all'energia, "c'è poco che Peña Nieto non abbia osato toccare" nel suo impeto riformista.

Ovviamente, puntualizza Giugliano, il Messico e l'Italia sono estremamente diversi. Intanto, l'Italia è più ricca e istruita. E se è vero che entrambi i Paesi hanno delle regioni dominate dalla criminalità organizzata, "nemmeno la mafia siciliana o la camorra napoletana possono uguagliare la crudeltà dei narcos".

Ma il Messico e l'Italia affrontano sfide simili, continua il Ft: per far ripartire la crescita, "entrambi i governi devono riuscire a sconfiggere il potere di interessi costituiti". In Messico, la lista comprende Carlos Slim, il magnate delle telecomunicazioni, e i sindacati degli insegnanti. In Italia, ci sono le numerose professioni che restringono l'accesso per mantenere le proprie posizioni di rendita, oltre a certe aree dei sindacati dei lavoratori che difendono in diritti dei vecchi insider a scapito dei giovani outsider. In entrambi i Paesi "è abbondantemente chiaro cosa bisogna fare per ripristinare la crescita. Quello che è mancato è la volontà politica".

Quando è stato eletto, il presidente messicano non aveva la maggioranza parlamentare assoluta che avrebbe assicurato l'approvazione delle riforme costituzionali che voleva. E qui – sottolinea Giugliano - arriva "la più importante lezione per Renzi": il giorno dopo essersi insediato, "Peña Nieto si è seduto al tavolo con i principali gruppi di opposizione e ha negoziato un programma di 95 punti, denominato il Patto per il Messico". Nonostante le pressioni da destra e sinistra per smantellarlo, osserva, l'accordo "è ancora intatto e sta aiutando il presidente a raggiungere i suoi obiettivi".

Ed ecco il consiglio dell'editorialista del Financial Times: "Una volta che avrà concluso quali partiti appoggeranno il suo governo, Renzi dovrebbe far firmare loro un simile accordo di coalizione". È un passo che Enrico Letta non ha mai fatto, fa notare Giugliano. E aggiunge: "La lista limiterebbe l'enorme ambizione di Renzi, ma dimostrerebbe ai mercati e ai partner europei dell'Italia che il giovane primo ministro è realistico e serio sulla volontà di fare".

L'editoriale si conclude con un invito a essere realistici: "Per un'Italia divisa, una dose di realismo messicano potrebbe essere più utile dell'illusione del sogno americano".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi