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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 08:16.

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ROMA
È ancora una volta il Senato l'Aula dove il nascente Governo Renzi dovrà guardarsi le spalle per ottenere la fiducia. Il nuovo esecutivo non dovrebbe avere problemi ma diversi senatori del Pd e dei Popolari per l'Italia hanno minacciato di far mancare il loro voto.
L'assemblea di Palazzo Madama conta 320 inquilini, e cioè i 315 eletti più i 5 senatori a vita (Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo). Quindi la maggioranza assoluta dell'Assemblea ammonta a 161 voti, anche se per ottenere la fiducia è sufficiente la maggioranza dei votanti.
Il gruppo Pd può contare su 107 senatori ma i 6 civatiani sono incerti, a questi vanno aggiunti i 31 di Ncd, i 7 di Scelta civica, i 12 di Per l'Italia (di cui solo 5 sicuri), i 10 del Gruppo delle Autonomie linguistiche e i 5 senatori a vita. A questi voti si dovrebbero aggiungere quelli dei tre senatori espulsi dal M5s che hanno già votato la fiducia al governo Letta e che aderiscono al gruppo Misto: Fabiola Anitori, Paola De Pin e Marino Mastrangeli. L'altra ex senatrice pentastellata, Adele Gambaro, ha già detto che negherà il suo appoggio. Stando a questi numeri Renzi potrebbe contare su 162 voti favorevoli certi. Che potrebbero diventare 168 se i sei senatori "civatiani" voteranno la fiducia. Un piccolo soccorso, in caso di cedimento di voti a sinistra, potrebbe venire sul lato opposto dal gruppo Gal (Grandi autonomie e libertà): «Decideremo che atteggiamento tenere dopo aver letto e ascoltato l'esposizione del presidente del Consiglio in Aula», ha detto il capogruppo Mario Ferrara. L'ipotesi di un sì di Gal (una sorta di gruppo misto del centrodestra) nasce perché tre degli 11 componenti avevano già votato la fiducia a Letta. Se tutti i senatori incerti dovessero votare sì la maggioranza potrebbe toccare quota 178.
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