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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 24 febbraio 2014 alle ore 09:24.

Il ministro indiano della Difesa, AK Antony, ha escluso ogni "compromesso" sul caso dei due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. «Non vi saranno compromessi. Non torneremo indietro in alcun modo su questo caso - ha detto Antony citato dalla rete televisiva Ndtv- Andremo avanti sul caso in base alle leggi indiane».
Antony ha risposto così ai giornalisti che lo interrogavano a Kochi, in Kerala, se vi è un ammordimento delle autorità indiane sul caso dopo che il ministero della Giustizia ha convenuto con quello degli Esteri sulla inapplicabilità della legge anti terrorismo, il Sua act.

I due maro', allora in missione antipirateria a bordo di un nave commerciale italiana, sono accusati di aver ucciso due pescatori a largo della costa del Kerala nel febbraio 2012.
Il ministro rispondeva a una domanda sull'atteggiamento del governo verso il caso; in particolare gli era stato chiesto se ci fosse stato un ammorbidimento della posizione in relazione all'applicabilità o meno del cosiddetto Sua Act, la legge anti-terrorismo.
Secondo il Times of India, il governo di New Delhi ha deciso di abbandonare la richiesta del Sua Act e di ricorrere al codice penale ordinario indiano. L'ultima parola spetta comunque al presidente della Corte Suprema, il giudice B.S. Chauhan, che si pronuncerà lunedì.

Ieri, poco dopo l'insediamento a Palazzo Chigi, il premier Matteo Renzi aveva telefonato ai due marò. «Ho appena parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Faremo semplicemente di tutto», aveva annunciato su twitter. Anche Roberta Pinotti, neo-ministro della Difesa, aveva confermato che la vicenda dei due fucilieri é una delle priorità dell'esecutivo. I marò «sono il primo pensiero, la prima preoccupazione che dobbiamo avere», aveva sottolineato.

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