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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2014 alle ore 18:49.

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Papa Francesco in tutti e due i giorni del suo primo Concistoro, ha chiesto insistentemente alla Chiesa un cambio di passo. «Il cardinale entra nella Chiesa di Roma, non entra in una corte», ha affermato nell'omelia conclusiva, rivolgendosi ai 18 nuovi cardinali creati ieri e con i quali oggi ha concelebrato in San Pietro (era assente il 19esimo, lo storico segretario di Giovanni XXIII Loris Capovilla, 98 anni e mezzo).

Evitare intrighi , cordate e favoritismi
«Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare - ha esortato i nuovi porporati - abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: "sì, sì; no, no"; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità». Parole forti, ma, ha ricordato il Pontefice, «Gesù non é venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto!».

I cardinali devono sentirsi servitori, non padroni
Per Papa Francesco, i cardinali «debbono sentirsi servitori, non padroni». «Coloro che hanno ricevuto un ministero di guida, di predicazione, di amministrare i sacramenti, non devono ritenersi - ha spiegato nel breve discorso prima dell'Angelus - proprietari di poteri speciali, ma porsi al servizio della comunità». Secondo il Papa il «tempio di Dio» viene «profanato se trascuriamo i doveri verso il prossimo». «Quando nel nostro cuore trova posto il più piccolo dei nostri fratelli, é Dio stesso che vi trova posto. Quando quel fratello viene lasciato fuori, é Dio stesso che non viene accolto». «Un cuore vuoto di amore - ha aggiunto - é come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio divino e destinata ad altro». Il Pontefice ha auspicato che il collegio dei Cardinali sia sempre «più ardente di carità pastorale, più pieno di santità, per servire il Vangelo e aiutare la Chiesa a irradiare nel mondo l'amore di Cristo».

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