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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2014 alle ore 07:31.
L'ultima modifica è del 26 febbraio 2014 alle ore 10:44.

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(Corbis)(Corbis)

Aprire un conto deposito in un Paese Ue che non sia l'Italia? In teoria è ovviamente possibile, in pratica non è così facile per chi non è residente nel rispettivo Stato. Ma soprattutto, dati alla mano, oggi come oggi sembra non essere così terribilmente conveniente, almeno per gli italiani. Iniziamo dalle difficoltà. «Molte banche di Paesi esteri, così come avviene in Italia, permettono l'apertura di un conto deposito solo ai residenti in quel Paese», spiega Manfredi Urciuoli, responsabile comunicazione di ConfrontaConti.it (che ha elaborato le tabelle allegate a quest'articolo). Il motivo di questa parziale "chiusura allo straniero?«Nel caso dei depositi vincolati non pesano i rischi legati allo scoperto di un non residente, visto che quel tipo di conti non può andare in rosso, ma le spese di compliance (obblighi antiterrorismo e antiriciclaggio) che lo rendono poco conveniente per una clientela straniera», spiega ancora Urciuoli. Inoltre per vendere un prodotto come un conto deposito all'estero ci vogliono considerevoli spese di marketing.

Rendimenti omogenei
Puntare sulla Spagna o sulla Francia poi, per un italiano, non è così premiante in termini di rendimenti. I tassi all'interno dei principali Paesi Ue sono infatti abbastanza omogenei, come è giusto che sia al di là delle difficoltà di funding di singoli istituti. È un segno della lenta normalizzazione delle tensioni finanziarie all'interno dell'Eurozona, con lo spread che si restringe e i tassi d'interesse dei "vincolati" italiani che si avvicinano sempre più a quelli tedeschi (lontani anni luce, per intenderci, dai rendimenti stellari del 4-5% del 2012, legati all'impennata di spread e interessi sui titoli di Stato nostrani).

L'aggressività francese
Esaminando più da vicino le migliori proposte Ue (così come indicato dai vari comparatori internazionali, i siti che confrontano le offerte sul mercato) la prima sorpresa è che la Spagna, ex grande malata europea, ora propone tassi in genere inferiori a quelli italiani. Evidentemente dopo il salvataggio europeo gli istituti iberici hanno meno sete di liquidità. Mentre i tassi francesi sono grossomodo in linea con quelli italiani, ma la presenza di Francia molti "tassi civetta" (quelli più alti all'inizio) segnala in filigrana qualche problema di funding . Con le banche direttamente legate alle Case automobilistiche (come Banque PSA o RCI Banque, l'istituto di Renault) che si segnalano per la loro aggressività. Anche qui, probabilmente, per fame di liquidità.

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