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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2014 alle ore 10:09.
L'ultima modifica è del 25 febbraio 2014 alle ore 16:21.

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Giovani "choosy", bamboccioni, eterni schizzinosi nella scelta di un'occupazione? Così parlò l'ex ministro del Lavoro del governo Monti Elsa Fornero. Da un'analisi Coldiretti/Ixè su "Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014", viene fuori tutt'altro identikit: uno su quattro (il 23 per cento) accetterebbe un posto da spazzino, il 27% entrerebbe in un call center e il 36 per cento vestirebbe volentieri la casacca di pony express.

La disoccupazione giovanile non è dunque solo il numero «di un tracollo», come ha sottolineato ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo discorso programmatico al Senato (solo nella fascia 15-24enni, la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi è pari a oltre il 41%). Dietro la mancanza di opportunità si nasconde la storia di chi non aspetta, ma le opportunità, di qualsiasi tenore esse siano, se le va a cercare.

A casa con i genitori (a trent'anni)
L'obiettivo è raggiungere un'indipendenza economica, che allo stato attuale è ancora lontana. E questo è l'altra faccia della medaglia. Più della metà dei trentenni italiani vive con la paghetta dei genitori (51 per cento) o dei nonni e altri parenti (3 per cento) che sono dunque costretti ad aiutare i giovani fino ad età avanzata. Il soccorso di genitori e parenti sale al 79% se si considerano gli under 34.

Quattro giovani su dieci rinunciano alla ricerca di un'occupazione
Quelli che si sono dati alla ricerca attiva del lavoro nell'ultimo anno hanno presentato in media 20 curriculum, ma il 44 per cento ci ha rinunciato e non ha inviato alcuna domanda di assunzione o lavoro. Otto su dieci, nel target fino a 34 anni, dichiara di conoscere qualcuno che ha trovato lavoro grazie alle raccomandazioni.

Renzi chi? Uno su tre non conosce il nome del premier
La distanza è dal mondo del lavoro, ma anche da quello della politica. Quasi un giovane italiano su tre (il 31%) non conosce il nome del presidente del Consiglio, il 30% quello del presidente della Camera, il 37% quello del presidente del Senato. Solo il 5% del campione non conosce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o il Papa, che tra le nuove generazioni regnano ancora incontrastati tra i protagonisti della vita economica e sociale.

In casa sì, ma non con le mani in mano
In cerca di lavoro sì, ma ancora con mamma e papà. In una situazione come questa - sottolinea Coldiretti - non stupisce il fatto che il 75% dei giovani italiani viva con i genitori in casa dove cerca però di rendersi utile: il 76 per cento fa la spesa, il 73% cucina e il 60% fa piccole riparazioni. Rimane tuttavia uno "zoccolo duro" del 16% che non si rifà neanche il letto. «La famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno» - ricorda il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. «La struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, considerata in passato superata, si è invece dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini». Una volta erano i giovani ad aiutare gli anziani ad andare avanto. Oggi è il contrario.

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