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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 07:29.

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Il mondo dei digital e social media traina sempre più le scelte di investimento dei professionisti della finanza. Lo conferma il quarto studio online di Brunswick Group, che ha raccolto le opinioni di 500 tra analisti e investitori istituzionali attivi in Nord America, Europa e Asia, e che il sole24ore.com è in grado di anticipare. Secondo il sondaggio sette money manager su dieci sono convinti che le fonti digital giocheranno un ruolo sempre più importante nelle decisioni sugli investimenti. E la maggior parte degli intervistati è concorde nel ritenere che i business media tradizionali abbiano perso importanza, lasciando posto alle fonti veicolate da blog e ai servizi a pagamento di notizie in tempo reale.

Blog innanzitutto
Ed è proprio il mondo dei blog specializzati a guidare più degli altri la mano dei money manager: in particolare in Usa e Asia, dove il 28% dei professionisti decide sulla base dei migliori "weblog", seguiti dal 25% dei colleghi europei. In Asia è molto importante anche il ruolo di Twitter (il 23% delle scelte di investimento parte dalle piattaforme di microblogging). Più trascurabile il peso dei social network classici.

Il valore del contatto diretto
La fonte più importante per le decisioni d'investimento resta comunque il contatto diretto con le singole società. Nel mondo digitale, rispetto a due anni fa gli investitori professionali attribuiscono un valore aggiunto maggiore alle informazioni veicolate dai syndacated subscription services (i servizi in abbonamento come quelli di Bloomberg o Reuters), mentre diminuisce il peso delle versioni online di aziende editoriali tradizionali (come WSJ.com o NYTimes.com).

Gli spunti digitali
I digital media hanno tuttavia un peso crescente nel mettere la "pulce nell'orecchio" ai money manager, a fornire spunti interessanti da approfondire con ulteriori indagini: questo avviene soprattutto con i blog specializzati come Seeking Alpha o Re/Code (usati in questo senso dal 58% degli intervistati contro il 52% di due anni fa), ma aumenta anche il peso dei servizi di microblogging (decisivi per il 29% degli interpellati nel fornire una "pista" di investimento, contro l'11% di due anni fa).

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