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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 11:27.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 22:30.

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Si partirà a marzo, aveva assicurato il Governo Letta. E c'è da credere che anche a questo passaggio di testimone l'Esecutivo Renzi non vorrà mancare. Entro la fine di questo mese, stando alla cronologia ufficiale del Piano nazionale Garanzia giovani, tutti i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni disoccupati o che hanno completato gli studi (a certe condizioni anche quelli fino a 29 anni) se si registreranno a un servizio provinciale per l'impiego potranno ottenere entro 4 mesi un' offerta di lavoro, di prosecuzione negli studi oppure di apprendistato o di tirocinio. La corsa è contro il tempo perché dopo l'intesa siglata in Conferenza Unificata e Conferenza Stato-Regioni sulle linee guida per l'attivazione della piattaforma tecnologica unitaria che collegherà le banche dati regionali di tutti i servizi per l'impiego con il sistema centrale del ministero e del portale nazionale cliclavoro.gov.it., ora devono essere siglati i protocolli d'intesa tra ministero e le singole regioni. Un passaggio non banale perché il Piano nazionale funzionerà se la declinazione territoriale sarà adeguata al "fabbisogno".

La mappa dei senza lavoro e fuori dalla scuola
Basta un'occhiata alle statistiche raccolte dal ministero del Lavoro nel suo Wiki Garanzia Giovani per capire. Prendiamo il target principale del Garanzia giovani, ovvero i Neet, i ragazzi non occupati nè impegnati in attività di studio o formazione. Sono il 21,2% nella fascia d'età indicata, un dato che colloca l'Italia seconda nella classifica Ue-27, con davanti a noi solo la Bulgaria. Ma se si guarda al dato nel Mezzogiorno si apprende che il primato è solo nostro: nelle Regioni del Sud i Neet superano il 28,5% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Nelle stesse Regioni, come certifica l'Istat, si concentrano poi i picchi maggiori di disoccupazione giovanile e dei tassi di abbandono scolastico. Il tasso di occupazione dei 15-24enni (il dato è di oggi) nel Sud s'è fermato al 10,7% nel quarto trimestre del 2013 (-1,9%) contro il 20% del Nord, mentre il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno s'è attestato al 55,3% tra i giovani (-4,8%), contro il 35,3% del Nord. Valore che non cambiano, anzi peggiorano, per il tasso di inattività, sempre tra i 15-24enni: è al 69,2% nelle Regioni del Nord e al 76% nel Mezzogiorno.

La maggior parte delle risorse al Sud
Il Piano giovani camminerà con un finanziamento Ue pari a due terzi dell'ammontare complessivo di 1,5 miliardi di euro (all'Italia saranno destinati 567 milioni di euro, da
sommare ad altri 567 milioni di euro a carico del fse, in aggiunta al co-finanziamento nazionale, per ora stimato al 40%.). Il pacchetto degli interventi è definito su di un target di 900 mila giovani (di cui un terzo da individuare in Campania e in Sicilia). Una quota del finanziamento pari a 500 milioni dovrebbe servire per nuove assunzioni corredate di una
«dote» specifica da aggiungere a quanto già previsto dal «Pacchetto Giovannini» (d.l. n. 76 del 2013) per i giovani fino a 29 anni. Come sconto contributivo a favore dell'apprendistato dovrebbero essere destinati 200 milioni. Il medesimo importo andrebbe al Servizio civile, mentre 100 milioni riguarderebbero stages, remunerati con 500 euro mensili. Non si tratta di risorse faraoniche e, per questo, bisogna gestirle al meglio e con un monitoraggio molto stretto. Per avere un termine di paragone, si consideri che i fondi europei destinati alla formazione professionale e all'occupazione durante il periodo 2007 e 2013 per la sola Regione Sicilia ammontavano a 2,1 miliardi di euro (finanziati per metà dal Fondo sociale europeo, e per il resto da Stato e Regione). In quell'intervallo storico, che purtroppo ha coinciso con il tremendo ciclo della doppia recessione, il tasso di disoccupazione giovanile nell'isola è passato dal 37,2% al 53,8%. È la prova che le politiche attive per l'occupazione su certi territorio saranno una sfida molto difficile per un paese, come il nostro, più abituato alla spesa per ammortizzatori sociali.

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