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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 11:06.
L'ultima modifica è del 28 febbraio 2014 alle ore 11:09.

La crisi politica ucraina sta contagiando il rublo e in parte la lira turca mentre le altre moneta dei paesi dell'Est Europa sembrano per ora resistere. La moneta ucraina è scesa del 9,6% a un minimo record di 11,5 sul dollaro, mentre il rublo è sceso ail minimi da 5 anni a 36,25 sul dollaro e a 49,45 sull'euro.
Da quando la crise politica e sociale di Kiev è esplosa ed è diventata anche crisi economica con le riserve in valuta della Banca centrale ucraina (Nbu) scese ad appena 15 miliardi di dollari, sacrificate nei mesi passati nel vano tentativo di stabilizzare la grivna, è inziato un effetto contagio verso le valute dei paesi vicini, primo il rublo, in attesa che il Fondo monetario internazionale intervenga in soccorso di Kiev a spegnere il focolaio.
Per Mosca infatti l'Ucraina è solo un effetto scatenante che si somma ad altre incertezze politiche interne russe, finora rimaste in ombra come la fuga di capitali, le difficoltà dei Paesi emergenti colpiti dal tapering della Fed e dal calo dei prezzi delle materie prime che stanno facendo venire a galla squilibri di parte corrente o di deficit pubblici, fragilità finora restati fuori dall'attenzione dei mercati.
La caduta del rublo ha spinto ad esempio Morgan Stanley a prevedere un aumento del tasso di interesse della Banca centrale russa per frenare l'inflazione montante causata dalla svalutazione, mossa che potrebbe punire in prospettiva ulteriormente i possessori di obbligazioni russe già in calo (-2,1% in un mese, la peggior performance nell'indice Emea dei debiti sovrani compilata da Bloomberg ) a causa delle crescenti tensioni con l'Ucraina.
Banche russe esposte per 28 miliardi di dollari.
A tremare sono anche le banche russe pesantemente coinvolte in terra ucraina. La Vneshtorgbank, seconda banca russa, ha deciso di congelare l'apertura di nuovi prestiti al vicino ucraino. «È troppo complesso valutare i rischi ora», ha affermato il chief executive Andrej Kostin. Vtb è tra le banche russe maggiormente esposte - insieme a Sberbank, Veb e a Gazprombank - per una somma stimata da Kostin sui 28 miliardi di dollari. Ed è di 560 milioni l'esposizione di Vtb, in gran parte con grandi società esportatrici. Kostin ha aggiunto che Vtb vuole restare in Ucraina nel lungo termine: «Speriamo - ha concluso - che la situazione si stabilizzi presto».
La difesa russa.
Mosca getta acqua sul fuco affermando che la svalutazione del rublo potrebbe aiutare a rimettere a posto i conti. Il rublo debole può alimentare l'inflazione, ma ha anche un effetto favorevole sulle entrate dello stato russo, con maggiori introiti equivalenti a 10
miliardi di dollari, lo ha spiegato il viceministro delle Finanze russo Tatyana Nesterenko al quotidiano Izvestia. Dato che il tasso di cambio previsto dal budget 2014 della Federazione è di 33 rublo per dollaro, una divisa nazionale debole consente di accumulare un grosso avanzo, ha spiegato Nesterenko. Se il cambio resta a35 rubli per dollari, il maggiore introito rispetto alle previsioni è di dell'ordine di 360 miliardi di rubli (9,98
miliardi di dollari), ha aggiunto. Ieri la divisa russa ha raggiunto un nuovo minimo storico a 49,4 per euro e il minimo da cinque anni sul dollaro a 36. La svalutazione del rublo infatti ha l'effetto di ridurre le spese interne, ad esempio il pagamento delle pensioni, in relazione
alle entrate fiscale generate dei prezzi del petrolio sul mercati internazionali, espressi in dollari. Sarà ma i mercati vedono anche rischi di inflazione, e fuga dei capitali.
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