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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2014 alle ore 06:42.

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ROMA
Per 14 volte pronuncia la parola «equilibrio», 17 se si considerano quelle in cui l'ha declinata in negativo («squilibrio»). La «logica dell'equilibrio» è il leit motiv del discorso del presidente della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, nell'annuale conferenza stampa di fronte al capo dello Stato, ai presidenti delle due Camere e a molte altre autorità. Ma è anche il filo rosso che attraversa numerose sentenze dell'anno scorso, soprattutto quelle con evidenti ricadute «politiche» (legge elettorale, conflitti-Stato Regioni, Ilva, rapporti con l'Ue, stranieri, carcere). Inoltre, sia pure indirettamente, l'equilibrio è il suggerimento che il 69enne presidente della Corte dà ai fautori dell'"ideologia anagrafica", oggi più che mai in voga sul presupposto che l'età (giovane) sia in sé un valore, anche di onestà. A chi gli chiede, infatti, se l'anagrafe stia diventando un fattore reale di discriminazione e se lui si senta un «attempato da rottamare», risponde anzitutto che «il giudizio etico è francamente eccessivo, come se tutti i vecchi fossero disonesti», poi, divertito, cita Pirandello e aggiunge: «Io mi sento giovane e se posso darò ancora il mio contributo. Non ho preferenze tra vecchi e giovani, semmai ho una spiccata preferenza per le persone intelligenti».
Ovviamente, la legge elettorale diventa subito il clou della conferenza stampa. «L'equilibrio costituzionale - dice Silvestri - è parte essenziale della stessa ragion d'essere della democrazia pluralista» e dunque «la legge elettorale deve prevedere un meccanismo di trasformazione di voti in seggi che, pur assicurando la necessaria rappresentanza alle diverse articolazioni della società civile, miri a rendere possibile la formazione di governi stabili, fondati su maggioranze non fluttuanti». Dunque, equilibrio tra rappresentatività e governabilità.
Di questo equilibrio il Parlamento dovrà tener conto, sapendo di avere davanti a sé «praterie» per scegliere il sistema migliore che garantisca «un'adeguata conoscibilità dei candidati», dice Silvestri, citando sia il modello spagnolo con il «collegio piccolo» sia quello tedesco. La lista bloccata corta, di per sé, non è un problema, altrimenti bisognerebbe escludere anche i collegi uninominali, che di fatto sono una lista bloccata con un solo nome. Quel che non si può fare è che «venga alterato l'equilibrio tra rappresentanza e governabilità», che «la minoranza sia trasformata in maggioranza», che siano previste «liste lunghe che incidono sulla libertà dell'elettore». Nessuna indicazione. «La Corte rattoppa, non fa il vestito». Il sistema risultante dalla dichiarazione di incostituzionalità del Porcellum «è solo un paracadute» da usare «in casi estremi», se si dovesse votare prima dell'approvazione di una nuova legge elettorale. Ma «nessuno se lo augura».
Nel dibattito politico, legge elettorale e riforme istituzionali sembrano destinate a camminare parallelamente. Silvestri tace sul punto, ma è esplicito sullo «squilibrio» del sistema regionale italiano e sull'«inadeguatezza» del Titolo V della Costituzione, fonte di un eccessivo contenzioso tra Stato ed enti territoriali perché tratta le materie di rispettiva competenza come «fette di salame», ovvero in modo «inadeguato». Una «semplificazione» è necessaria, ma lo è anche il «rafforzamento di luoghi istituzionali di confronto» che restituiscano alla politica «mezzi più efficaci per governare i conflitti centro-periferia, senza attendere i rattoppi della Consulta». Un contrappeso, insomma. Che si chiami «Camera delle regioni o Giuseppe - spiega - dev'esserci una preventiva composizione in sede politica delle controversie sulla delimitazione delle rispettive competenze». Non c'è sistema - americano, tedesco, spagnolo - che non preveda una Camera delle regioni, «e lì il contrappeso si vede».
All'«equilibrio» tra i diversi livelli di governo del territorio e dei territori si deve accompagnare quello tra i poteri dello Stato. E qui il presidente ricorda il conflitto che ha visto protagonista il Quirinale per le telefonate intercettate dalla Procura di Palermo. La sentenza è stata l'occasione per ricostruire il complesso delle attribuzioni del presidente della Repubblica, «suprema istanza di regolazione del funzionamento del sistema costituzionale», la cui esistenza «non contrasta» con la forma di governo parlamentare. Anche qui, come nel sistema dei diritti fondamentali, è essenziale «la logica dell'equilibrio». La sentenza sull'Ilva ne è un esempio, anche nel rapporto tra potere giudiziario e politico.
Sempre sul fronte riforme, Silvestri si è detto «perplesso» se, per accelerare il giudizio di costituzionalità sulle leggi, si introducesse, sul modello francese, il controllo preventivo della Corte. Ha invece ricordato che «l'assetto costituzionale della Repubblica è strettamente connesso con le situazioni giuridiche protette dei cittadini»; di qui la «funzionalità» della seconda parte della Costituzione rispetto alla prima. In sostanza: attenti a che le modifiche alla forma di Stato e di governo non abbiano «ricadute sulla tutela dei singoli e delle minoranze». Ancora una volta è questione di «equilibrio».
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