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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2014 alle ore 08:16.

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ROMA
Stando al cronoprogramma lasciato dal vecchio Governo il Piano nazionale Garanzia giovani parte in marzo. E c'è da credere che l'Esecutivo Renzi non perderà tempo con la sigla degli ultimi protocolli d'intesa con le regioni.
L'attenzione massima sarà centrata sui Neet, ovvero quei 2,2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano, un equivalente in termini di capitale umano pari a 25 miliardi l'anno perduti. In Italia i Neet sono il 21,2% nella fascia d'età 15-24 anni, il dato peggiore dopo la Bulgaria nell'Ue27. Ma se si guarda al Mezzogiorno si apprende che il primato è solo nostro: nelle Regioni del Sud i Neet superano infatti il 28,5% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Nelle stesse Regioni, come certifica l'Istat, si concentrano del resto i picchi maggiori di disoccupazione giovanile e dei tassi di abbandono scolastico. È dunque in questi territori che si vince o si perde la partita lanciata con il piano nazionale. Entro la fine del mese tutti i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni disoccupati o che hanno completato gli studi (a certe condizioni anche quelli fino a 29 anni) se si registreranno a un servizio provinciale per l'impiego potranno ottenere entro i 4 mesi successivi un'offerta di lavoro, di prosecuzione negli studi oppure di apprendistato o di tirocinio. Se non funziona a livello locale interviene ItaliaLavoro, l'agenzia del ministero, con un'offerta di tirocinio alternativa.
Poiché le risorse messe in campo sono modeste e la qualità dei servizi per l'impiego non eccellente ovunque il monitoraggio dovrà essere assoluto. Il Piano giovani camminerà con un finanziamento Ue per due terzi dell'ammontare complessivo di 1,5 miliardi (all'Italia saranno destinati 567 milioni, da sommare ad altri 567 milioni a carico del Fse, in aggiunta al co-finanziamento nazionale, per ora stimato al 40%).
Il pacchetto degli interventi è definito su un target di 900mila giovani, di cui un terzo da individuare in Campania e in Sicilia. Una quota del finanziamento pari a 500 milioni dovrebbe servire per nuove assunzioni corredate di una «dote» specifica da aggiungere a quanto già previsto dal «Pacchetto Giovannini» (dl 76/2013). E come sconto contributivo a favore dell'apprendistato dovrebbero essere destinati 200 milioni. Il medesimo importo andrebbe al Servizio civile, mentre 100 milioni riguarderebbero stages, remunerati con 500 euro mensili.
Poiché le risorse sono scarse, come detto, bisognerà controllare bene la spesa. Per avere un termine di paragone, si pensi che fondi europei destinati alla formazione professionale e alle politiche per l'occupazione durante il periodo 2007-2013 per la sola Regione Sicilia ammontavano a 2,1 miliardi (finanziati per metà dal Fondo sociale europeo, e per il resto da Stato e Regione). In quell'intervallo storico, che purtroppo ha coinciso con il tremendo ciclo della doppia recessione, il tasso di disoccupazione giovanile nell'isola è passato dal 37,2% al 53,8%. È la prova che le politiche attive per l'occupazione su certi territori restano una sfida molto difficile per un paese, come il nostro, più abituato alla spesa per ammortizzatori sociali.
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