Dai No canal al ritiro della Turchia, i 10 nodi ancora irrisolti di Expo 2015
Mancano 422 giorni all'inizio della kermesse internazionale, ma i ritardi e le difficoltà autorizzative minacciano l'organizzazione di Expo 2015 a Milano. Ecco quali sono i progetti, le opere e le questioni ancora da affrontare per la buona riuscita dell'evento.
di Michela Finizio (hanno collaborato Massimiliano Carbonaro e Sara Monaci)
10. I 10 nodi ancora irrisolti di Expo 2015 / Il post Expo e il calcio business

(LaPresse)
Sul post Expo «siamo un po' in ritardo», aveva detto l'ex premier Enrico Letta durante la conferenza stampa organizzata ad Abu Dhabi dopo la firma di un accordo di collaborazione tra Milano e Dubai che dovrà organizzare l'esposizione del 2020. Infatti il destino dell'area espositiva, una volta chiusi i battenti della manifestazione internazionale, resta ancora appeso all'offerta di una squadra (il vero derby è tra Milan o Inter) per la realizzazione di un nuovo stadio multifunzionale. Scade il prossimo 17 marzo l'invito pubblicato da Arexpo la società (partecipata da Regione Lombardia e Comune di Milano entrambi con il 34,67%, Fondazione Fiera Milano al 27,66%, Provincia di Milano con il 2%, Comune di Rho all'1,00%) proprietaria del milione di mq al confine Nord del capoluogo lombardo, per acquisire manifestazioni di interesse relative alla valorizzazione dell'area. Nella speranza che almeno una delle due squadre si facciano avanti formalmente, bisognerà poi capire per quale importo: le attese sono di ottenere almeno 40-50 milioni di euro dalla cessione del "pacchetto stadio" ma dall'intera operazione post-Expo la società Arexpo dovrà recuperare almeno circa 300 milioni di investimenti realizzati. Su questa cifra pesa il finanziamento delle banche che scade a febbraio 2017. Entro tale data Arexpo dovrà recuperare la cifra soglia di almeno 160 milioni di euro. Realisticamente bisognerà lavorare per rendere flessibile tale scadenza, in condivisione con il pool di istituti (Intesa Sanpaolo, Banca Popolare di Sondrio, Veneto Banca, Credito Bergamasco, Banca Popolare di Milano, Banca Imi) con i quali è stato sottoscritto un contratto con rilascio di apposita garanzia ipotecaria sulle aree di proprietà. La flessibilità del credito è vincolata alla definizione di un progetto credibile che guardi all'orizzonte del 2030 e ancora – stadio a parte – le idee sulle funzioni previste per il futuro sull'area ancora non sono definite e non sarà facile trovare investitori.
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