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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2014 alle ore 10:31.
L'ultima modifica è del 04 marzo 2014 alle ore 11:08.

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Monza e la Brianza sono, da decenni, una terra di colonizzazione della ‘ndrangheta. Quest'ultima, odierna operazione, non ne è che l'ennesima conferma.
In Lombardia, è bene ricordarlo sempre, le attività investigative e processuali hanno evidenziato almeno 15 "locali" (vale a dire cellule strutturate) per complessivi 500 affiliati circa.

I soggetti che hanno sviluppato queste strutture operano secondo le tradizioni di ‘ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terra d'origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la ‘ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza.

L'indagine Infinito della Dda di Milano ha permesso da un lato di ricostruire l'attività della ‘ndrangheta operante nel territorio lombardo e di individuare numerose "locali" attive in Lombardia (Bollate, Bresso, Canzo, Cormano, Corsico, Desio, Erba, Legnano, Limbiate, Mariano Comense, Milano, Pavia, Pioltello, Rho, Seregno e Giussano e Solaro,) tutte coordinate da un organo denominato la "Lombardia" e, dall'altro lato, di ricostruire l'omicidio di Carmelo Novella, allora capo della struttura denominata "la Lombardia" e sostenitore di un progetto autonomista delle locali lombarde dalla Calabria, avvenuto il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona (Milano). Con riferimento all'omicidio di Carmelo Novella, l'indagine ha appurato che la sua eliminazione era stata deliberata dalla "provincia" (struttura di coordinamento tra le locali calabresi.

Nello stesso contesto investigativo si è potuto identificare uno dei due killer in Antonino Belnome (poi divenuto collaboratore di giustizia) che, sulla base del contenuto di conversazioni telefoniche ed ambientali, è stato individuato (per un periodo) ai vertici del "locale" di Seregno e Giussano (Monza Brianza).

«Sebbene le indagini condotte nel procedimento "Crimine" avessero permesso di ricostruire molte delle vicende relative al locale di Seregno e Giussano – scrive il sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Curcio a pagina 145 del Rapporto Dna 2013 – è soltanto a seguito delle dichiarazioni di Belnome Antonino (che a partire da un determinato momento ha certamente ricoperto un ruolo apicale in seno alla locale di Giussano) che si è compresa la struttura e l'identità degli affiliati, dei relativi ruoli, nonché le dinamiche interne del locale di Giussano come autonomo rispetto a Seregno, "riattivato" nel 2008 proprio da Belnome che, con il patrocinio di Ruga Andrea e il "benestare" di Gallace Vincenzo, ne divenne capo sino al momento del sue arresto. Belnome ha dunque indicato i nominativi dei singoli affiliati fornendo un quadro finale che ha permesso, da un lato, di inquadrare in un preciso contesto di 'ndrangheta una serie di persone che erano già emerse a vario titolo nell'indagine Infinito, senza che nei loro confronti fossero stati raccolti elementi sufficienti per una contestazione di 416 bis; dall'altro lato di identificare come appartenenti alla 'ndrangheta numerosi insospettabili alcuni dei quali gravati da precedenti penali, ma altri del tutto incensurati».

L'indagine Infinito ha consentito di appurare l'esistenza nel territorio di Seregno e Giussano, scrive sempre Curcio, di un "locale" di 'ndrangheta composto e retto essenzialmente da persone appartenenti alla zona tirrenica della Calabria e appartenenti alle famiglie Stagno e Cristello.

Come riferisce ancora il pm antimafia da pagina 134 della sua relazione consegnata nelle mani del Capo della Dna Franco Roberti a fine 2013, inoltre, «dalle investigazioni svolte, rispetto alle acquisizioni risalenti ai provvedimenti giudiziari definitivi emessi in precedenza sulla cosca Giampà, emerge il quadro di un sodalizio criminoso immutato quanto all'area di operatività ed al ruolo di vertice da sempre riconosciuto a Giampà Francesco inteso u prufessura, detenuto, ma ancora in grado di impartire ordini e direttive dal carcere, parzialmente rinnovato quanto alle famiglie/'ndrine che costituiscono parte integrante della stessa cosca (Notarianni e Cappello) e quanto alle alleanze con le simili associazioni criminali dei Iannazzo di Sambiase, degli "Anello" di Filadelfia (Vibo Valenza) e dei Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria), e con ramificazioni a Giussano (Monza-Brianza) con un gruppo di ‘ndrangheta organizzato e diretto da Antonio Stagno, nipote diretto del "professore"».

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