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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 18:45.
L'ultima modifica è del 05 marzo 2014 alle ore 21:11.

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(Ansa)(Ansa)

«Il sistema è in un equilibrio instabile e qualunque perturbazione potrebbe avere effetti in un senso o nell' altro. Per questo abbiamo deciso per ora di restare in silenzio». Sceglie una immagine presa a prestito dalla fisica che ha insegnato a generazioni di studenti Vittorio Silvestrini, presidente della fondazione Idis.

Il giorno dopo il pasticciaccio della firma dell'accordo per la ricostruzione della Città della Scienza di Napoli saltata all'ultimo momento, con il ministro dell'Ambiente Stefania Giannini lasciata con un palmo di naso dalla lite scatenata dal Comune di Napoli quando tutto sembrava fatto, Silvestrini è come sempre nel suo ufficio di via Coroglio, a Bagnoli. Ieri dovevano arrivare quasi 65 milioni per rifare Città della Scienza più grande e bella di prima. Oggi sembra tutto di nuovo e inspiegabilmente incerto.

Dalle finestre Silvestrini, può vedere i cento metri di capannoni del suo scienze center bruciati un anno fa, in quella tragica notte del 4 marzo 2013. Quelli che ospitavano esperimenti e laboratori su cui hanno scoperto il piacere della scienza bambini e ragazzi di tutta Italia e che, con la firma di ieri, avrebbero cominciato rinascere. Ma non c'è modo di trascinarlo sul terreno della polemica. Più che ai resti anneriti di quello che c'era, lui guarda ai muri ancora da intonacare di quello che ci sarà, guarda al cantiere di Corporea, un grande edificio di cinque piani in cui potremo presto andare alla scoperta del corpo umano. Doveva essere pronto anni fa, ma adesso le opere murarie sono terminate e tra dodici mesi potrà essere inaugurato. Anziché lamentarsi, Silvestrini ha dato appuntamento al ministro per quella data. «Le date sono una sfida, e le sfide aiutano».

Mentre parliamo, comincia a diffondersi la voce che l'accordo che solo ieri non c'era adesso c'è e l'appuntamento per la firma è già fissato per venerdì prossimo. Ci sarà da fidarsi questa volta? Non sarà altro tempo perso, altri giochi della politica? E quanto danno subisce la Città della Scienza da questi ritardi? «Guardi, si è creato un sistema per cui ad ogni difficoltà corrispondono nuove manifestazioni di solidarietà e di affetto nei nostri confronti e questa è una bellissima scoperta che abbiamo fatto in questo anno: quanto la Città della della Scienza sia considerata un bene prezioso dalla società , e da quella napoletana in particolare».

Intanto però un anno se ne è andato senza che succedesse niente. «Nel sistema del nostro Paese è andato fisiologico che per raggiungere un accordo di anni ce ne vogliano anche due. Uno significa quasi un miracolo». Alla soglia dei setttantanove anni, il professore non riesce che a guardare al futuro e a farlo con ottimismo. La sua strategia paga: Città della Scienza non ha mai smesso di funzionare dopo l'incendio e, anche così, è andato riuscita a difendere il diritto che il Comune di Napoli voleva mettere in discussione: restare lì dov'è. «Questo luogo», dice abbracciando con lo sguardo il golfo su cui si affaccia, da Nitida a Capo Miseno, «ci ha resi il più bel scienze center del mondo perché nessuno, nemmeno l'Esploratorium di San Francisco può vantare un panorama come questo».

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