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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2014 alle ore 11:18.

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KIEV - Allontanato per il momento l'incubo di un confronto armato in Ucraina, esplode quello che si materializzi una guerra tra Russia e Occidente a suon di sanzioni. Reagendo alla possibilità che gli Stati Uniti - più determinati dei Paesi europei a dare una risposta forte all'occupazione russa della Crimea - mettano nel mirino istituti bancari russi e conti di businessmen e imprese russe all'estero, un gruppo di deputati di Mosca ha deciso di preparare un progetto di legge che permetta la confisca di proprietà, beni e conti bancari di imprese americane o europee. La risposta russa alle sanzioni.

Lo scrive da Mosca l'agenzia Ria Novosti citando Andrej Klishas, capo della Commissione costituzionale del Consiglio della Federazione russa, la Camera alta del Parlamento. La legge, ha chiarito, «offrirebbe al presidente e al governo la possibilità di difendere la nostra sovranità dalle minacce». Klishas ha aggiunto che qualunque decisione presa «sarà in linea con gli standard europei»: un gruppo di legali sta verificando che un'eventuale confisca di proprietà straniere non violi la Costituzione russa.

Dell'intenzione degli Stati Uniti di imporre sanzioni su alcuni istituti bancari russi parla oggi il Financial Times di Londra, che cita fonti anonime vicine al Congresso e all'amministrazione Obama. Come nel caso dell'Iran, l'eventuale decisione americana metterebbe in serie difficoltà Mosca, perché il sistema finanziario americano Usa isolerebbe chiunque volesse continuare ad avere rapporti con organismi inclusi nella "black list". Per essere determinante, tuttavia, la posizione americana dovrebbe essere unita a quella europea, ma la Ue sembra preferire usare le sanzioni come una minaccia più che come una possibilità reale. Almeno per il momento.

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