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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 12:45.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 19:05.

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Commissario Ue, Johannes HahnCommissario Ue, Johannes Hahn

«L'Unione europea chiarisce che i fondi della politica di coesione devono essere utilizzati per finanziare nuovi progetti per lo sviluppo. Quindi non possono essere usati per coprire la riduzione di imposte, come quella potenzialmente legata al cuneo fiscale, come suggerito da alcuni osservatori». Così il portavoce del commissario Ue, Johannes Hahn.

Wheeler: non possono essere usati per coprire riduzione di imposte
I fondi Ue quindi «non possono essere usati per coprire riduzione di imposte, come quella potenzialmente legate al cuneo fiscale, cioè alla differenza tra le imposte sul lavoro ed il costo del lavoro, come suggerito da alcuni osservatori», spiega Shirin Wheeler, portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn.

Cosa si può finanziare
«Stiamo quindi dicendo all'Italia, come a qualsiasi altro Stato Membro dell'Unione, che le regole dei fondi permettono di finanziare con risorse nazionali - prima che i programmi per il 2014-2020 siano adottati dalla Commissione - progetti concreti per offrire, per esempio, aiuti per lo start up o per l'espansione produttiva e occupazionale dell'industria manifatturiere, o operazioni per ridurre la dispersione scolastica», prosegue il portavoce.

Verifica a posteriori di coerenza con le regole dei fondi
«Progetti che mirano a questi obiettivi - si evidenzia - sono considerati una priorità della politica dell'Unione Europea. Questi progetti dovranno in ogni caso essere sottoposti ad una verifica a posteriori di coerenza con le regole dei fondi, con i criteri di selezione, e con la strategia dei programmi. Solo quando sarà trovato un accordo sulla strategia e sui programmi, la Commissione potrà rimborsare quei progetti con risorse comunitarie».

I soldi in fondi anticrisi non hanno impatto sul giudizio dei conti
L'impatto sul debito pubblico dei contributi dei paesi ai fondi anticrisi europei, Esm e Efsf «è fuori dai nostri calcoli» quando si valuta il rispetto dei parametri sui conti pubblici. Lo ha affermato il portavoce del vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn, Simon O'Connor, interpellato sulle polemiche in Italia attorno alle valutazioni dell'Ue sul debito italiano. «Non penalizziamo un paese nel valutare l'adeguatezza del suo aggiustamento strutturale - ha spiegato - visto che questi contributi sono a favore della stabilità generale dell'area euro».

Il contributo Italia a Esm non pesa sul giudizio debito
Il contributo dei Paesi Ue al fondo salva-Stati Esm influisce sull'ammontare totale del debito pubblico, ma non sulla sua parte strutturale e sull'aggiustamento richiesto dalla Ue. Lo ha chiarito il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn. La Commissione europea «non penalizza i Paesi per la loro partecipazione al fondo salva-Stati», sottolinea, e l'impatto che «il contributo all'Esm ha sul debito pubblico di un Paese è un calcolo 'in-out' che non pesa sull'aggiustamento strutturale» che l'Unione europea chiede all'Italia.

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