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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 06:41.

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Piazza Affari supera anche il "no action" di Draghi. Il Ftse Mib ha chiuso la terza seduta consecutiva al rialzo nel giorno in cui l'S&P 500 di Wall Street ha toccato un nuovo massimo a quota 1.880 portando a +180% il rialzo dai minimi di marzo 2009 (quando aveva toccato la singolare soglia "da malocchio" di 666 punti) in seguito all'onda lunga, qualche mese prima, del collasso di Lehman Brothers.
Per il listino milanese è stata una giornata ad alta volatilità. Una prima parte all'insegna dei rialzi. Nel primo pomeriggio, in scia alle parole del governatore della Banca centrale europea dopo la riunione del consiglio direttivo (come di consueto, ogni primo giovedì del mese), i guadagni si sono azzerati. Draghi ha confermato la linea monetaria accomodante ma non ha adottato nuove misure espansive. In tanti si aspettavano un nuovo ritocco all'ingiù del costo del denaro (dallo 0,25% attuale) oppure lo stop alle operazioni di sterilizzazione dei bond acquistati nel 2010 nell'ambito del piano "Securities markets programme". Oppure un nuovo Ltro (finanziamento agevolato alle banche) ma questa volta condizionato ai prestiti dirottati nell'economia reale. Niente. Se Piazza Affari ha risposto bene (riprendendo a fine seduta la strada rialzista e chiudendo a +0,39%) l'euro ha avuto una reazione più marcata che molti addetti ai lavori interpretano in senso negativo. La divisa europea si è impennata sul dollaro da quota 1,374 a 1,3857 con gli investitori del Forex che hanno palesato una certa delusione per la mancata azione espansionistica della Bce con il governatore stretto tra l'incudine (i rischi di deflazione e l'alta e consolidata disoccupazione nell'area) e il martello (un mandato Bce che non consente manovre di politica economica e quindi orientate a calibrare il livello occupazionale). Il movimento dell'euro potrebbe dare qualche rogna in più al mandato Bce perché secondo gli esperti di Francoforte rialzi della valuta favoriscono un processo disinflazionistico. Nel 2012-2013 un apprezzamento del 10% del cambio euro/dollaro ha portato a una diminuzione dello 0,4%-0,5% del tasso d'inflazione. E poi per le società, in particolare quelle votate all'export, il super-euro non è una bella notizia. La riprova è che titoli del lusso come Luxottica, Safilo e Salvatore Ferragamo hanno chiuso in ribasso. Tra le banche protagonista Banca Mps, che dopo la volata della vigilia pari quasi al 20%, ieri ha ceduto l'1,7% con forti volumi. Sono passate di mano 1,8 miliardi di azioni pari al 15,99% del capitale ordinario (contro il 12% di mercoledì). Il mercato tiene alta la guardia sulla banca senese e attende imminenti novità. «I volumi sono consistenti - ha commentato un operatore - attendiamo novità su eventuali rastrellamenti». Tra le banche male le Bper (-2%) sull'ipotesi che la popolare possa varare un aumento di capitale. L'ad Luigi Odorici ha dichiarato che la decisione verrà presa nelle prossime settimane. Le Yoox hanno guadagnato oltre il 5% all'indomani dei conti di bilancio 2013, archiviati con un utile di 12,6 milioni in rialzo del 23,9%. Si sono inoltre distinte le Fiat (+1,1%), grazie alle novità emerse dal Salone del l'auto di Ginevra. Telecom Italia ha invece perso il 2% nel giorno del cda chiamato ad approvare il bilancio 2013.
Rarità per gli ultimi tempi, il mercato obbligazionario si è scorrelato dall'andamento delle Borse. Sono stati venduti i principali titoli sovrani europei (ad eccezione di Portogallo e Repubblica Ceca). I tassi sui BTp a 10 anni sono risaliti al a 3,44%, quattro punti in più dei rispettivi spagnoli, e 179 in più di quelli tedeschi. Dopo un periodo prolungato di rialzo (a inizio anno i tassi, che si muovano in direzione opposta ai rendimenti, sul BTp decennale erano al 4,1%) le prese di beneficio hanno fatto la voce grossa, complici anche tensioni irrisolte nell'area euro (la Bce ha rivisto al ribasso il dato sull'inflazione nel 2014 dall'1,1% all'1%, molto lontano dall'obiettivo «vicino ma inferiore al 2%»).
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