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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 09:23.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 09:57.

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Alla fine tutti i nodi vengono al pettine, anche quelli dei riccioli di Beppe Grillo e si scopre che quello a Federico Pizzarotti, sindaco stellato di Parma, è un cartellino giallo pericolosamente vicino al rosso. Le gole profonde grilline, che di solito non sbagliano una previsione, raccontano che lo stesso Grillo abbia detto che «Pizzarotti ormai è fuori dal Movimento».

La sua colpa, quella che pochi giorni fa gli è costata l'ammonimento ufficiale inviato via Twitter (in cui il leader dei 5 Stelle spiegava secco che il Movimento non era stato avvertito dell'incontro tra gli amministratori organizzato da Pizzarotti per il 15 marzo) è tutta in una mail. A mettere in piazza i panni sporchi a 5 Stelle sono le pagine bolognesi del quotidiano La Repubblica in cui viene spiegata quella che sembra a tutti gli effetti la vera causa della frattura tra Federico e Beppe.

La mail, inviata dal sindaco di Parma agli altri sindaci dei comuni grillini, è un invito a prendere le distanze dalla politica delle epurazioni del Movimento. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e indotto Pizzarotti a inviare il documento sarebbero state le ultime espulsioni, quelle dei senatori Orellana, Battista, Bocchino e Campanella. Del resto il primo cittadino della città ducale non aveva mai nascosto la propria perplessità di fronte alla cacciata dei quattro eletti, anzi a poche ore dal provvedimento, aveva twittato il proprio disaccordo. E si vede che il disaccordo era talmente forte che il tweet non è bastato e sono partite le e mail (a confermare di averla ricevuta è anche il sindaco di Mira, comune della provincia di Venezia guidato da una giunta a 5 Stelle).

Tant'è la presa di posizione di Federico Pizzarotti è netta e, presumibilmente tale, da far imbufalire Grillo che, come da prassi consolidata in ormai noti precedenti come quelli di Valentino Tavolazzi e Giovanni Favia, ha iniziato a mandare messaggi chiari al suo ennesimo enfant prodige che gli si rivolta contro.

Favia e Tavolazzi, poi, sono da sempre amici e sostenitori del sindaco parmense, tanto che la prima incrinatura nei rapporti tra Beppe e Federico risalirebbe ai giorni immediatamente successivi all'elezione a sindaco di quest'ultimo, che voleva come direttore generale della sua amministrazione proprio il primo epurato della storia grillina, Valentino Tavolazzi.

Risultato finale: Grillo, che ormai sta assumendo le sembianze di Giulio Cesare a forza di rimediare pugnalate dai propri "figlioli", pare essere sul piede di guerra e avere tutte le intenzioni di farne fuori un altro. I tirannicidi con lui hanno vita più breve di quella dei tiranni.

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