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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 13:16.

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(Epa)(Epa)

Sembra un film gia' visto ad Atene ma che alla vigilia dell'esborso della ennesima tranche di aiuti dei creditori internazionali si ripete sempre, come in un copione che le parti devono recitare in una eterna commedia delle parti prima di raggiungere un accordo in extremis.

Infatti ancora una volta non accenna a sbloccarsi l'impasse raggiunta ad Atene nei negoziati tra il governo greco e la troika (Fmi, Ue e Bce) sull'attuazione del programma di risanamento dell'economia che darebbe il via libera all'assegnazione alla Grecia delle due tranche di aiuti per oltre 10 miliardi di euro. Per questo motivo il premier Antonis Samaras (conservatore di Neo Demokratia) ed il suo vice Evanghelos Venizelos (socialista del Pasok oggi ridotto al lumicino) si sono incontrati per discutere i modi per sbloccare la situazione di impasse. Dopo una settimana di dure trattative non si è registrato finora alcun progresso tangibile. I tre rappresentanti dei creditori internazionali - i tedeschi Matthias Mors (Ue), Clauss Mazuch (Bce) e il danese Paul Tomsen (Fmi) - starebbero inspiegabilmente creando, sostengono i media locali sempre informati sul dossier d qualche "gola profonda", nuove difficoltà mettendo sul tavolo delle trattative questioni su cui nemmeno essi stessi sono pienamente d'accordo, come l'ammontare della cifra che servirebbe per la ricapitalizzazione delle banche greche che varia da 6 a 9 miliardi di euro a seconda le stime di crescita che si assumono e che prevedono recessione (Troika)e quindi ulteriori sofferenze bancarie rispetto al capitale di vigilanza o ripresa (Governo), e quindi minori rischi e maggiori introiti per le banche.
Secondo il ministero delle Finanze e la Banca Centrale di Grecia, occorrono non più di 6,2 miliardi di euro mentre Tomsen (Fmi), piu' prudente sostiene da tempo che serviranno dagli 8,5 ai 9 miliardi di euro. Mazuch (Bce) non è entrato nel merito perché, come ha sostenuto, responsabile per gli ‘stress test' delle banche è la Banca Centrale, mentre Mors (Ue) non ha espresso pubblicamente alcuna posizione vista anche le gravi divisioni all'interno della stessa Ue sulle soluzioni da usare. A questo punto la Banca Centrale greca procederà unilateralmente all'annuncio dei risultati degli ‘stress test' condotti dalla società americana Black Rock.
Altro punto dolente riguarda le perplessita' che la troika ha espresso riguardo la parte dell'avanzo primario del bilancio del 2013 che dovrebbe tornare a coloro che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi come aveva preannunciato il premier greco. Antonis Samaras aveva parlato del 70% dell'avanzo, mentre per la troika tale percentuale ovviamente è troppo alta preferendo una quota maggiore destinata alla riduzione del debito che viaggia al 160% del Pil.
Nello stesso tempo non c'è alcun progresso sulle altre questioni irrisolte che riguardano le proposte strutturali dell'Ocse, considerate dalla troika fondamentali per il rafforzamento della competitività dell'economia greca tra cui la questione della scadenza del latte fresco e la vendita dei farmaci per i quali non serve la ricetta medica. Misure che tenderebbero a liberalizzare il mercato interno mentre il governo greco teme siano "cavalli di troia" per danneggiare i produttori locali di latte a vantaggio dei grandi gruppi del nord Europa e dei farmacisti locali a vantaggio della grande distribuzione, spesso in mano straniera.

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