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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2014 alle ore 08:16.


FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
L'economia tedesca è entrata nel 2014 di buon passo e promette di accelerare nel corso dell'anno. Intanto, per la prima volta, anche nel Governo si sta aprendo una discussione sul riequilibrio del modello di sviluppo, finora basato soprattutto sull'export, finito nel mirino della Commissione europea, oltre che, lo scorso anno, del Tesoro americano.
Le prime cifre dell'anno mostrano che i dati reali sull'attività economica stanno cominciando a saldarsi con le indicazioni dei sondaggi, che già da qualche mese segnalavano un miglioramento, dopo un 2013 in cui la crescita si è fermata allo 0,4 per cento. La produzione industriale di gennaio, annunciata ieri, è aumentata dello 0,8%, per il terzo mese consecutivo. Rispetto al gennaio 2013, l'incremento è del 5 per cento. La crescita è in parte influenzata dal forte progresso delle costruzioni (+4,4%), favorite da un inverno fra i più miti degli ultimi 150 anni, mentre il manifatturiero è cresciuto solo dello 0,3 per cento.
L'annuncio di ieri si somma alle buone notizie provenienti dagli ordini all'industria sempre per il mese di gennaio, pubblicati giovedì, che hanno segnato un incremento dell'1,2 per cento. Più forte la componente interna (+1,6%), mentre quella estera si è fermata all'1 per cento. Hanno tirato soprattutto gli ordinativi da fuori dell'area euro (+7,2%), mentre quelli dagli altri Paesi della moneta unica sono calati dell'8,8% (va detto peraltro che la volatilità di questi dati è influenzata da voci di grande importo come gli ordini di aerei Airbus). Il successo nei Paesi terzi risponde al fatto che l'industria tedesca è stata finora in grado di assorbire meglio le conseguenze dell'euro forte, che pesa maggiormente sui produttori di altri Paesi europei.
I sondaggi Ifo e Pmi del settore manifatturiero indicano che nei prossimi mesi l'economia dovrebbe accelerare il passo, trainata dalla manifattura. Gli economisti di Barclays Capital a Francoforte prevedono una crescita nel primo trimestre dello 0,5-0,6 per cento. Secondo Andreas Rees, di UniCredit, c'è già stato «un cambio di marcia» verso una ripresa più robusta: per l'intero 2014, la crescita dovrebbe toccare il 2,5%, una stima al di sopra del consenso di mercato. Più prudenti le previsioni della Bundesbank, secondo cui l'espansione dell'economia tedesca arriverà all'1,7 per cento.
L'arrivo del leader socialdemocratico, Sigmar Gabriel, al ministero dell'Economia, intanto, ha cominciato a provocare un dibattito interno al Governo sul modello economico tedesco, dopo che l'accento sull'export è stato criticato fra gli altri dalla Commissione europea (che, peraltro, nel suo rapporto di questa settimana sugli squilibri economici nell'Eurozona ha smorzato i toni), dal Fondo monetario e dal Tesoro Usa. In un documento interno, pubblicato dalla Süddeutsche Zeitung, Gabriel osserva che le ragioni del forte avanzo tedesco nelle partite correnti sono complesse e non dovute solo alla competitività delle imprese nazionali, la tesi finora sempre sostenuta da Berlino, che sollecita l'adozione del proprio modello anche ai Paesi europei in crisi. Il surplus ha superato i 200 miliardi di euro nel 2013 ed è il più alto del mondo. Al 7,3% del prodotto interno lordo, è di gran lunga sopra il tetto raccomandato dalla Commissione europea, anche se, secondo proiezioni dello stesso ministero, dovrebbe scendere al 6,9% nel 2014 e al 6,4% nel 2015. Dovrebbe tra l'altro registrarsi un ulteriore spostamento dell'export dai Paesi dell'Eurozona verso i mercati emergenti. Il documento di Gabriel sostiene che il surplus è dovuto anche alle basse importazioni, e queste sono causate tra l'altro da un insufficiente livello di investimenti. Un aumento dell'investimento pubblico e l'introduzione del salario minimo, cavallo di battaglia pre-elettorale dei socialdemocratici, inserito nel programma della Grande coalizione di governo nonostante le proteste del'industria, dovrebbero contribuire al riequilibrio. Il contrasto con la tradizionale posizione del Governo tedesco è tale che il documento è probabilmente destinato a sollevare polemiche anche all'interno della coalizione, soprattutto con la cosiddetta "area industriale" dell'unione democristiana del cancelliere Angela Merkel.
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