Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2014 alle ore 08:16.

My24


SIMFEROPOL. Dal nostro inviato
Mosca affila ulteriormente le unghie nella sua ira contro gli Stati Uniti, e manda a dire da una fonte non meglio precisata del ministero della Difesa che potrebbe arrivare a sospendere le ispezioni agli arsenali atomici, previste dall'ultima versione del trattato Start su cui poggia il disarmo nucleare. Avviene spesso che queste prese di posizione "forti" vengano lanciate come provocazione: ma l'accordo in questione, che nel 2010 impegnò Russia e Stati Uniti a limitare a 1.550 per parte il numero delle rispettive testate nucleari strategiche, era quanto di meglio aveva potuto produrre il cosiddetto "reset" tra russi e americani.
L'avvertimento di Mosca è la risposta alla prima misura adottata da Washington per condannare la politica di Vladimir Putin in Ucraina: lunedì scorso gli Usa avevano sospeso la cooperazione militare con la Russia, visite ed esercitazioni congiunte. Barack Obama ne ha parlato ieri al telefono con sei leader mondiali: il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il premier britannico David Cameron, il presidente francese François Hollande e, in conference call, i presidenti dei tre Paesi baltici. Renzi, come riferiscono fonti di Palazzo Chigi, ha ribadito al presidente americano la forza della partnership con gli Stati Uniti nella ricerca di una risoluzione positiva della crisi, insieme agli altri partner europei.
Ma in Crimea il tempo stringe. Da quando il parlamento locale ha votato a favore dell'annessione a Mosca, di colpo nella penisola caduta sotto il controllo dei russi la tensione si è moltiplicata, nell'attesa del referendum che il 16 marzo sarà chiamato ad approvare lo "strappo" o a chiedere maggiore autonomia al governo di Kiev. Sulla via Karl Marx di Simferopol, davanti ai cancelli del Comando navale ucraino, lo scontro tra Russia e Ucraina divenuto gravissima crisi internazionale si riproduce in decine di discussioni accesissime, i nervi a fior di pelle. Eppure un cartello appeso sul muro della base augura a tutti i crimeani «che il cielo sia su di voi in pace». Gli ufficiali ucraini passeggiano nel giardino, uno di loro si avvicina all'inferriata per stringere la mano a qualcuno: di fatto, è un prigioniero. Dall'altra parte del cancello oggi non ci sono i fantomatici soldati filo-russi, ma gruppetti di uomini vestiti di nero, al braccio la fascia rossa che li dice "druzhinniki", un corpo di "vigilantes" ripescato dal Cremlino da un passato medievale, e poi sovietico. Qualcuno di loro guarda di traverso l'ufficiale ucraino, altri vogliono spiegare. «Non siamo estremisti - si avvicina Igor, che vuole descriversi semplicemente come "piccolo imprenditore" - siamo qui in pace solo per assicurarci che non avvengano provocazioni».
«Il fascismo non passerà!», grida intanto un gruppo di ragazze sventolando un tricolore russo, mentre due anziane signore si affrontano. «Votare è giusto - ripete una, in russo - bisogna far scegliere il popolo e la maggioranza vincerà. Sono stanca di non poter prendere le medicine perché le indicazioni sono solo in ucraino, non le capisco!». «Perché deve decidere Mosca per noi? - le risponde l'altra nella sua stessa lingua - Tenetevi i vostri sovietici!». Nel dibattito si inserisce un giovane abkhazo, man mano che parla di scalda: «Vi prego, io so cosa vuol dire quando la Russia interviene, io ho visto cosa è successo in Abkhazia (staccata dalla Georgia dopo la guerra del 2008, ora riconosciuta indipendente solo dai russi, ndr). Non rifacciamo lo stesso errore».
Passa una ronda di "druzhinniki", appuntato al petto il nastrino di San Giorgio che ricorda la vittoria sul nazismo, in mano dei randelli. I loro compagni gridano «Urrà!». Perché i bastoni? Non eravate qui in pace? «Abbiamo ricevuto un'informazione - sussurra l'imprenditore-vigilante - dal Maidan oggi potrebbero arrivare dei provocatori di Pravyj Sektor (la formazione di estrema destra che ha partecipato alle proteste di Kiev, ndr). Dobbiamo stare in guardia».
Dal punto di vista dei russi di Simferopol, è il Maidan il grande nemico. «La gente ha paura che un potere come quello arrivi qui - assicura Igor -. Personalmente sono convinto che staremo meglio con i russi, l'Ucraina oggi è anarchia e caos». Poi si fa il segno della croce: «Le giuro che se nei giorni scorsi le nostre forze di autodifesa non avessero difeso il parlamento, qui ora ci sarebbe la guerra civile. I russi non sono aggressori ma spasiteli, salvatori».
Irina Mambrovskaja non è affatto d'accordo: «A mantenere l'ordine ci pensiamo noi, non abbiamo bisogno di Putin». Tiene in mano un cartello con scritto «la Crimea all'Ucraina, la pace al mondo». Ma per la Crimea, i giorni di pace potrebbero essere contati, ogni ora porta nuove notizie allarmanti: ieri agenzie di stampa straniere hanno avvistato un nuovo convoglio di soldati russi con targhe moscovite e armi pesanti in arrivo a Simferopol, mentre un aereo di ricognizione ucraino sarebbe stato attaccato. E al posto di frontiera di Armyansk sono stati sparati in aria colpi di avvertimento per fermare gli osservatori dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Nessuno, dice il governo locale di Crimea, li ha invitati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi